Ricorre oggi il 41esimo anniversario dell’uccisione di Boris Giuliano, vice questore e capo della squadra mobile di Palermo. Giuliano fu freddato il 21 luglio 1979, a 48 anni, davanti alla bar Lux, da Leoluca Bagarella, cognato sanguinario di Totò Riina. Proprio il boss corleonese fu condannato all’ergastolo, insieme ad altri esponenti del clan, come mandante dell’omicidio.
Quando fu ammazzato, Giuliano, brillante investigatore e funzionario dello Stato, stava indagando sui traffici di droga di cosa nostra e sulla scomparsa del giornalista Mauro de Mauro.
Nel 1980, un anno dopo la sua morte, Giuliano fu insignito della medaglia d’oro al valor civile. “Valoroso funzionario di Pubblica Sicurezza – si legge nella motivazione – pur consapevole dei pericoli cui andava incontro operando in un ambiente caratterizzato da intensa criminalità, con alto senso del dovere e non comuni doti professionali si prodigava infaticabilmente nella costante e appassionante opera di polizia giudiziaria che portava all’individuazione e all’arresto di pericolosi delinquenti, spesso appartenenti ad organizzazioni mafiose anche a livello internazionale. Assassinato in un vile e proditorio agguato tesogli da un killer, pagava con la vita il suo coraggio e la dedizione ai più alti ideali di giustizia”.
Oggi si è tenuta a Palermo la cerimonia di commemorazione di Giuliano, in cui anche il capo della Polizia Franco Gabrielli ha voluto ricordare il collega ucciso dalla mafia. “Non è solo il ricordo di un poliziotto ucciso – ha detto Gabrielli – ma anche di un poliziotto che aveva perfettamente capito quale doveva essere la strada per attaccare l’organizzazione criminale. Noi ricordiamo ovviamente sempre i grandi processi e le grandi sentenza. Ma a me piace ricordare anche chi ha lavorato in un contesto di grande tensione. Perché nel 1979 non so quanti palermitani, e non solo, parlassero di mafia. Questi sono stati veri e propri precursori che hanno pagato con la vita”.
Alla cerimonia erano presenti i familiari, tra cui il figlio Alessandro Giuliano, questore a Napoli dopo aver diretto il Servizio centrale operativo, la moglie Ines Leotta, e le figlie Selima ed Emanuela.
Mario Bonito