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Bonus Inps ai parlamentari: il presidente Tridico chiamato a ‘difendersi’: ”Era un momento convulso”

In parte ha sicuramente ragione Pasquale Tridico (nella foto), presidente del’Inps, quando afferma che il suo istituto si è improvvisamente trovato a dover fronteggiare un’emergenza di dimensioni inusuali, con parte del personale stesso ‘ugualmente’ colpito dal Covid. Dall’altra però non è certo ‘scusabile’ il fatto che in una manciata di ore, alle prime richieste di bonus e sussidi, il sito Inps andò in tilt, lasciando tutti in balia delle ‘proprie miserie’. Parliamo di un istituto fondamentale per la nostra società, e se pensiamo che portali molto meno importanti (i vari Pornqualcosa ad esempio), sono in grado di reggere ogni ora milioni di ‘streaming’! Ma il ‘bello’ della questione è che stavolta il presidente non si trova a dover riferire per quanto accaduto nel bel mezzo del lockdown, quanto per una questione che semmai dovrebbe ‘confinare dietro la lavagna’ l’intera classe politica. 

Ad ogni modo stamane in audizione presso la Commissione Lavoro della Camera, Tridico ha dovuto riferire sull’altrettanto ‘vergognosa’  vicenda del bonus per gli autonomi, finito addirittura nelle tasche di alcuni parlamentari.

Tridico: “In 40mila ci hanno scritto per i bonus”

Il presidente dell’Istituto di Previdenza ha spiegato che “Con il decreto cura Italia il governo ha risposto mettendo a disposizione 10 miliardi di euro e cercando di dare una risposta veloce ai cittadini che ne avevano bisogno. Erano momenti convulsi. L’Istituto ha risposto in modo efficace predisponendo una misura quella del bonus che non esisteva.  In un periodo particolarmente terribile, l’Istituto ha pagato 13 milioni di prestazioni di cassa integrazione e 4,1 milioni di bonus 600 euro”, ha quindi tenuto a sottolineare il presidente. Riguardo nello specifico ai bonus, ha continuato, “sono coinvolti 40mila lavoratori – utenti di cui qualche 2 o 3 mila già bloccati perché hanno fatto iscrizione retroattiva oppure perché presentano una qualifica per esempio nel caso del bonus stagionale che non era pertinente con la stagionalità così come definito ai sensi di legge”.

Tridico: “Da noi nessun nome, garantiamo la privacy”

Poi Tridico – roba da matti – si è dovuto ‘difendere’ anche dalle presunte accuse di ‘delazione’ (!): “Questa notizia non è uscita, in modo più assoluto, dal sottoscritto. Né direttamente né indirettamente. Vi prego cari signori deputati: non guardiamo indietro, guardate la luna, guardiamo ai problemi di questo Paese e non il dito”. Ed ancora, “I nomi non li ha dati l’Istituto: l’Istituto garantisce la privacy” piuttosto, afferma, “Si sono autodenunciati negli ultimi giorni, sia i politici locali sia i politici nazionali, così come avvenuto per un ex brigatista che percepiva il reddito di cittadinanza a norma di legge vigente”.

Tridico: “Fuga di notizie? Stiamo indagando”

Infatti, prosegue Tridico sempre sulla fuga di notizie, “qualche giorno fa ho ordinato un audit interno, per capire se le notizie sono state trafugate dall’Istituto. La notizia del 200 politici a livello nazionale e dei 5 deputati l’ho condivisa a fine maggio con il cda dell’Istituto, per permettere di poter fare le verifiche del caso, verifiche che sono ancora in corso”.

Tridico: “Dormivamo in ufficio per servire il Paese”

Quindi, rimarca ancora il presidente Inps girando ‘al mittente’ “ogni accusa verso di me e verso i miei dirigenti e funzionari di un’azione manipolata, architettata da me e dalle strutture, che sono autonome e il cui lavoro è stato esemplare”. Piuttosto, il presidente preferisce lodare il gran lavoro fato dai suoi, i dipendenti, “che in questo periodo hanno dato lacrime e sangue per permette di pagare tutto ciò che c’era da pagare“, e sbotta “siamo stati a dormire letteralmente nelle sedi dell’Istituto per poter servire il Paese“.

Tridico: “Duemila politici hanno fatto richiesta”

“Ho conoscenza dell’azione dell’antifrode a fine maggio e ne do notizia al cda il 30 di maggio – spiega ancora il presidente, entrando con precisione nel merito delle date –  Ne vengo a conoscenza, forse il giorno prima e soltanto del fatto che – udite udite –  oltre 2mila politici locali e parlamentari hanno fatto richiesta del bonus. Non i nomi ma la notizia. L’istituto da sempre – tiene quindi a ribadire Tridico –  nel corso dei 120 anni di storia, ha segnalato anomalie, ed è stato vittima di azione fraudolenta purtroppo, altrimenti non avremmo 115 miliardi di evasione contributiva e fiscale nel nostro Paese”.

Tridico: “All’antifrode non sfugge mai nulla”

Semmai, punta di il dito il presidente, “L’estrema semplificazione dei requisiti di accesso alla misura rischiava di essere appetibile a chi fa delle frodi la sua missione. La direzione centrale Antifrode – ha continuato – ha attivato così un controllo parallelo, diverso a seconda della prestazione ma uguale come output. L’attività ha consentito di individuare oltre 3mila matricole aziendali, evitando elargizioni non dovute”. Come spiega ancora il presidente dell’Inps, “L’attività dell’antifrode è un’attività necessaria in un Paese come il nostro in cui ci sono 115 miliardi di evasione fiscale e contributiva, dove ci sono danni fraudolenti a danno dall’Istituto. Noi quotidianamente subiamo attacchi da individui e anche da organizzazioni criminali che vogliono sottrarre risorse pubbliche. Noi siamo a protezione di queste risorse pubbliche, al servizio del paese e per tutelare interesse del futuro previdenziale dei cittadini”. Dunque, ha poi concluso Tridico, “sono stati fatti controlli antifrode su 40mila lavoratori per verificare che i percettori del bonus non fossero iscritti ad altri istituti di previdenza obbligatoria: non c’è stata una caccia alle streghe”.

Max