(Adnkronos) –
Mercato tutelato o mercato libero? La domanda che divide da sempre statalisti e mercatisti nel caso delle bollette di luce e gas sta diventando una domanda fondamentale per tentare di fronteggiare l’aumento delle tariffe.
La prima cosa da dire è che presto, dal 1 gennaio 2024, non ci sarà più scelta. Perché si chiuderà definitivamente per l’elettricità il mercato tutelato, un anno dopo lo stop previsto per il gas, completamente libero dal 1 gennaio 2023. Il doppio regime esiste dal 1999, quando le liberalizzazioni del decreto Bersani hanno consentito ai fornitori di energia di stipulare liberamente contratti in Italia.
Al momento, però, c’è ancora poco più del 40% delle utenze legato al mercato tutelato. Ha senso, quindi, chiedersi chi stia affrontando meglio le difficili condizioni attuali.
La differenza sostanziale tra i due regimi è che chi è ancora sotto tutela paga secondo l’aggiornamento previsto ogni tre mesi del tariffario dell’Autorità per l’energia, l’Arera. L’ultimo aggiornamento, di ieri, comporta un aumento del 59% del prezzo dell’elettricità. Al contrario, chi è nel libero mercato paga secondo una tariffa che viene negoziata col fornitore, e in genere è più bassa rispetto a quelle del mercato tutelato.
Detto questo, ci sono rischi anche per chi ha scelto di affidarsi alla concorrenza, sfidando l’istinto di conservazione che spesso spinge gli utenti più pigri a non modificare contratti che si trascinano da tempo. Il risparmio in bolletta passa spesso per i contratti a prezzo fisso, che non viene modificato né in caso di rialzi improvvisi né nell’ipotesi, che sembra irreale oggi ma che si è verificata in passato, di ribassi di mercato.
Come in ogni mercato aperto, le condizioni cambiano. E ne trae vantaggio solo chi ha la voglia, e la costanza, di cercare la tariffa migliore. L’inerzia, o la pigrizia, non aiutano. Così come succede nel mercato della telefonia mobile.
La vigilanza del mercato libero spetta all’Antitrust e, come succede in altri settori, c’è sempre il rischio di incorrere in pratiche commerciali scorrette. Vanno anche considerati, in positivo e in negativo, i servizi e i prodotti aggiuntivi previsti nel mercato libero. Anche in questo caso, la differenza la fa l’attenzione con cui si valutano e si scelgono le proposte degli operatori.