BOLLATE – PLURIPREGIUDICATA 30ENNE RIMANE INCINTA DIETRO LE SBARRE. IN 5 ANNI È ACCADUTO GIÀ ALTRE TRE VOLTE


Una ’lieta’ notizia,,,ma non troppa, quella trapelata dal carcere femminile di Bollate. Ora capiamo che tale struttura trovi la sua naturale ’mission’ nella dicitura che, definendosi, specifica sia ‘a trattamento rieducativo avanzato’, ma francamente ci sembra un po’ troppo avanzato. Da quanto si apprende, una detenuta serba (reclusa fino al 2040 per una ’bella serie di reati’), è protagonista di una gravidanza concepita dietro le sbarre. “Il carcere milanese di Bollate è evidentemente fin troppo avanzato circa il trattamento e la rieducazione dei detenuti, se si pensa che in cinque anni si sono contate ben 3 gravidanze conseguenza di rapporti sessuali tra le sbarre, due detenute ed una educatrice”, dice Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria “Ci si è accorti di quest’ultima gravidanza perché la detenuta è stata portata in ospedale per un malore e qui ci si è accorti che era in attesa di un bimbo. Ovviamente grande è stata la sorpresa, anche se i due precedenti avrebbe dovuto indurre l’Amministrazione penitenziaria a riflettere seriamente su questi episodi, atteso che adesso la detenuta farà in modo di differire la pena non più in carcere per portare a termine la gravidanza. Quando segnalammo il primo caso della detenuta rimasta incinta durante la detenzione, nel 2010, ci fu chi ebbe l’ardire di accusare noi del SAPPE per avere resa nota la notizia, evidentemente scabrosa per chi preferisce tenere nascoste scomode verità. Ma diteci voi se è normale che una detenuta o un detenuto (ma anche un’educatrice carceraria…) possa diventare genitore a seguito di un rapporto sessuale consumato furtivamente tra le sbarre, favorito dal regime penitenziario ‘aperto’ che limita al massimo i controlli di polizia anche durante i colloqui nell’area? E se anziché una gravidanza si fosse posto in essere un reato durante quei contatti avvenuti secondo un servizio di vigilanza dinamica che riduce drasticamente i controlli da parte della Polizia Penitenziaria?”. Il segretario del SAPPE ha quindi ’chiesto lumi’ in merito sia al Capo dell’Amministrazione Penitenziaria, che ad Andrea Orlando, Ministro della Giustizia. Sostanzialmente Capece li invita a “a disporre una immediata inchiesta ministeriale che chiarisca come ciò sia potuto accadere nel carcere di Bollate, non disgiungendo gli accertamenti ispettivi da una analisi complessiva sulla gestione del carcere milanese e sulla operatività e funzionalità degli Uffici della contabilità e dei conti correnti di Bollate”.

Tamax