Un noir all’italiana, che si ispira ai poliziotteschi e ai crime thriller anni ’90, da Una vita al massimo a Il cattivo tenente, passando per Miami Blues. Così Matteo Scifoni ha costruito la sua opera prima, Bolgia totale apologo di antieroi, di cui sono protagonisti il vecchio ispettore Quinto Cruciani (Giorgio Colangeli), stanco del lavoro e tossicodipendente, e Michele Loi (Domenico Diele) spacciatore violento e instabile. Il film – in sala dal 3 settembre in 20 copie con Asap Cinema – Network. Nel cast anche Gianmarco Tognazzi, Ivan Franek e Xhilda Lapardhaja. ’’Ho sempre avuto una passione sviscerata per i noir, la crime fiction, i film di Paul Thomas Anderson – ha spiegato il regista, già autore di vari corti -. Sapevo che proporre un film così in Italia sarebbe stata una mossa kamikaze. Dalle produzioni istituzionali non sarebbe mai stato prodotto, mi rispondevano di trovarlo eccessivo, di avere paura di non fare incassi. Per fortuna ho trovato più coraggio e creatività nelle produzioni indipendenti (la Mescalito, ndr)’’. Scifoni l’ha realizzato con 130mila euro, girando a Roma in 22 giorni. Nella storia, l’ispettore Quinto Cruciani (Colangeli), distrutto da tanti anni in polizia, dedito a alcool e droghe, sogna solo di andare in pensione. Si ritrova però in grossi guai quando gli scappa da sotto il naso Michele Loi (Diele), spacciatore violento e instabile, appena arrestato. Ricattando l’ispettore Capo Bonanza (Tognazzi), integro solo in apparenza, Cruciani riesce a ottenere tre giorni per catturare il fuggitivo, prima di finire sotto inchiesta. Nel frattempo anche Michele, che nelle sue allucinazioni ha come ’consigliere’ un mito dei western (’’non è detto sia Eastwood, potrebbe essere anche Gianni Garko’’ spiega sorridendo Scifoni) ha da risolvere vari problemi. Come cercare di non farsi uccidere da Felix (Ivan Franek), lo spacciatore che gli aveva dato la cocaina da vendere e convincere la ragazza di cui è innamorato, Zoe (Xhilda Lapardhaja), ballerina albanese muta, a scappare con lui a Puerto Rico. ’’Di Cruciani mi piaceva il fatto che fosse un antieroe. La sua vita violenta, disordinata, gli ha lasciato solo brutte abitudini esistenziali – dice Colangeli -. Ma nella Roma estiva del film, la follia è collettiva. Anche il personaggio di Michele, giovane e con tutte le carte per vivere, viene stritolato dallo stesso meccanismo’’. Secondo Diele, diventato popolare con la serie di Sky 1992 ’’dietro le azioni di Michele non c’è un perché. Agisce in un certo modo perché non può fare a meno di quella vita. Quelli come lui vanno incontro a un ineluttabile destino’’. Diele e Colangeli saranno anche alla Mostra del Cinema di Venezia, come cointerpreti de L’attesa di Piero Messina, con Juliette Binoche, uno dei quattro film italiani in concorso. ’’Recitare con la Binoche per me è stato come un premio alla carriera’’ dice Colangeli. Diele sottolinea l’emozione di condividere il set con l’attrice francese: ’’lei però mi ha aiutato ad uscire subito dall’imbarazzo’’. Colangeli ora sta girando Tutto può succedere, la fiction in 13 puntate di Raiuno remake della serie Usa Parenthood, mentre Diele sarà, sempre sull’ammiraglia Rai, in Limbo, ’’film tv di Lucio Pellegrini con Kasia Smutniak sulla guerra in Afghanistan’’. E il seguito di 1992? ’’dovrebbe farsi, ma per ora non ho ancora firmato’’.