Boko Haram continua a seminare terrore – di Daniele Russo

    article-2624714-1DB3277C00000578-283_634x427.jpgÈ accaduto tutto lunedì scorso, in Nigeria, precisamente nel “Technical Science College” di Potiskum, stato di Yobe. Sono le sette e mezza del mattino quando, nell’aula magna dell’istituto, duemila ragazzi aspettano il preside per l’assemblea. Tra di loro un kamikaze di Boko Haram, travestito da studente, si confonde tra i ragazzi e con lo zaino imbottito di esplosivo, si fa esplodere.

    L’attentatore faceva parte di Boko Haram, organizzazione terroristica jihadista diffusa nel nord della Nigeria, il cui nome in lingua hausa viene tradotto in “proibita l’educazione occidentale”, nota anche come Gruppo della Gente della Sunna per la propaganda religiosa e la jihad.

    Le scuole sono tra gli obiettivi principali di questo gruppo, capeggiati da Abubakar Shekau. In cinque anni di guerre i militanti dell’Isis africano hanno condotto numerosi raid contro scuole di tre stati del Nordest ed hanno anche proclamato la nascita di un Califfato in un’ampia fascia di territorio al confine col Camerun.

    Questa di Yobe è un’altra strage nel Nordest della Nigeria, dove ancora una volta è coinvolta una scuola e tanti ragazzi. Quarantotto morti dilaniati, ottanta feriti tra cui molti con arti amputati. Le vittime avevano dagli undici ai vent’anni. I corpi, prima di essere sepolti, sono stati disposti sotto apposite lenzuola verdi mentre i feriti sono stati portati nell’ospedale della città.

    Le forze dell’ordine, giunte sul luogo dell’accaduto sono state accolte dai parenti dei ragazzi con lanci di pietre e tanta rabbia, poiché avevano sperato di non riconoscere tra le cartelle e i resti della divisa scolastica i propri figli.

    Il padre di uno degli studenti feriti racconta al “New York Times” che la scuola continua a non avere giuste misure di sicurezza, dopo che tre mesi fa una bomba era stata scoperta e rimossa dagli artificieri.

    Inoltre, anche la scorsa settimana, nella stessa città, un attentatore suicida aveva ucciso quindici persone infiltrandosi in un corteo di musulmani sciiti.

    Si chiamano in causa le autorità. La più alta, il presidente nigeriano Goodluck Jonathan, prossimo al ricandidarsi per le elezioni di febbraio, ha espresso le proprie condoglianze alle famiglie delle vittime in un comunicato ed ha anche promesso agli elettori che gli autori di questo crimine saranno puniti dalla giustizia.

    Questi frequenti atti terroristici esprimono una psicosi sociale collettiva e l’arretratezza socio-culturale di un paese. Gli uomini, malgrado la loro visione del mondo e la loro convinzione religiosa, si dovrebbero reciproco rispetto e solidarietà come membri, a pari diritto, della loro comunità sociale e politica.