Bristol Myers Squibb annuncia i risultati principali dello studio di fase 2/3 ‘Relativity-047’ che ha valutato la combinazione in dose fissa di relatlimab, un anticorpo anti-LAG-3, e nivolumab rispetto a nivolumab in monoterapia in pazienti con melanoma metastatico o non resecabile non trattato precedentemente. Lo studio ha raggiunto l’endpoint primario di sopravvivenza libera da progressione (PFS). Il follow-up per la sopravvivenza globale, un endpoint secondario, è in corso. La combinazione in dose fissa è stata ben tollerata e non sono stati riportati nuovi segnali di sicurezza, sia nel braccio di combinazione relatlimab e nivolumab che nel braccio di nivolumab in monoterapia. Relatlimab – si legge in una nota – è il terzo distinto inibitore di checkpoint per Bristol Myers Squibb e, con nivolumab, la prima combinazione in dose fissa a dimostrare un beneficio per i pazienti. Bms presenterà i risultati ad un prossimo convegno e discuterà questi risultati con le autorità regolatorie.
“Gli inibitori di checkpoint immunitari in monoterapia o in combinazione hanno trasformato il trattamento e migliorato i tassi di sopravvivenza dei pazienti con melanoma metastatico o non resecabile. Tuttavia, rimane un considerevole numero di pazienti che potrebbero beneficiare di una nuova terapia di combinazione che influenza vie cellulari potenzialmente complementari per migliorare l’attività anti-tumorale”, ha spiegato Jonathan Cheng, senior vice president ed head of oncology development, Bristol Myers Squibb.
“I risultati di questo studio suggeriscono che puntare alla via di LAG-3 in combinazione con l’inibizione di PD-1 può rivelarsi una strategia chiave per potenziare la risposta immune e aiutare a migliorare gli outcome di questi pazienti”, conclude Cheng.
Il gene 3 per l’attivazione dei linfociti (LAG-3) – dettaglia ancora la nota – è una molecola di superficie espressa sulle cellule T effettrici e regolatorie (Treg). LAG-3 regola la via di un checkpoint immunitario di tipo inibitorio che limita l’attività delle cellule T, determinando una compromissione della capacità di attaccare le cellule tumorali. In situazioni di persistenza cronica di malattie come il cancro, le cellule T manifestano un progressivo esaurimento funzionale caratterizzato da una sovraregolazione di checkpoint immunitari inibitori come PD-1 e LAG-3. Anche se LAG-3 e PD-1 sono vie distinte di checkpoint immunitari, possono potenzialmente agire sinergicamente sulle cellule T effettrici portando ad esaurimento funzionale le cellule T.
Relatlimab è un anticorpo con azione inibitoria che si lega a LAG-3 sulle cellule T, ristabilendo la funzione effettrice delle cellule T depauperate. Relatlimab, in combinazione con nivolumab, è il primo anticorpo anti-LAG-3 che dimostri un beneficio per i pazienti.