Ieri, domenica 16 agosto, in decine di migliaia sono scesi in piazza a Minsk, in Bielorussia, per protestare contro il presidente Alexander Lukashenko, al potere da 26 anni, accusato di brogli elettorali alle ultime elezioni. Le proteste proseguono nel Paese dal 9 agosto, giorno delle contestate elezioni, in cui Lukashenko ha ottenuto una maggioranza bulgara, circa l’80% dei consensi.
L’immensa folla bianco e rossa non si è lasciata intimorire dagli arresti di massa e dalle violenze della polizia e ha marciato pacificamente fino alle sedi del Governo e della Commissione elettorale, in piazza dell’Indipendenza.
L’ultimo dittatore d’Europa però non molla e annuncia che non ci saranno nuove elezioni. Ma in Bielorussia ormai qualcosa si è spezzato, il potere non fa più paura né tanto meno le minacce di intervento del presidente russo Vladimir Putin, legato a Lukashenko da patti militari.
Intanto Svetlana Tikhanovskaya, politica rifugiatasi in Lituania dopo la ‘sconfitta’ alle urne, si è detta pronta a guidare il Paese. “Sono pronta ad assumermi la responsabilità e ad agire da leader nazionale – ha detto l’oppositrice di Lukashenko in video – affinché il Paese si calmi e riprenda un ritmo normale”.
In Bielorussia servono “elezioni reali, giuste e trasparenti che siano accettate senza condizioni dalla comunità internazionale” ha proseguito Tikhanovskaya, che chiede nuove elezioni e insiste per la liberazione dei “prigionieri politici”.
Mario Bonito