Nucleare a parte, oggi in realtà a ‘terrorizzare’ seriamente gli Stati Uniti non è la Russia ma la Cina, Nello specifico, l’enorme potenziale economico della Grande Muraglia, che con il tempo rischia di monopolizzare l’intero sistema mondiale dell’export. Ecco perché, in realtà, a questo vertice del G20 di Bali, a Biden premeva molto di più incontrare il leader di Pechino che non quello di Mosca.
Così, a distanza di 10 anni dal loro incontro ‘live’ a Pechino( e ad un anno da quello telefonico), ecco che Joe Biden e Xi Jinping sono tornati a stringersi la mano. “E’ bello vederla“, la frase con la quale il presidente statunitense ha accolto l’omonimo cinese. Dal canto suo invece Xi Jinping ha tenuto a sottolineare che “Stati Uniti e Cina devono trovare la giusta direzione per le loro relazioni”. E la Cina, ha aggiunto, “è pronta a uno scambio schietto e approfondito dei nostri punti di vista sui temi di importanza strategica“.
Come ha poi affermato ancora Xi Jinping, “Attualmente le relazioni tra Cina e Stati Uniti si trovano in una situazione tale per cui tutti noi ce ne preoccupiamo molto, perché questo non è l’interesse fondamentale dei nostri due Paesi e dei nostri popoli e non è ciò che la comunità internazionale si aspetta (da) noi“. Piuttoto, ha proseguito il numero uno cinese, “come leader dei due principali Paesi, dobbiamo tracciare la giusta rotta per le relazioni tra Stati Uniti e Cina. Dobbiamo trovare la giusta direzione per le relazioni bilaterali in futuro ed elevarle“.
“Il mondo – ha osservato Xi – si aspetta che la Cina e gli Stati Uniti gestiscano le loro relazioni in modo appropriato. Il nostro incontro ha attirato l’attenzione del mondo, quindi dobbiamo lavorare con tutti i Paesi per dare maggiore speranza alla pace nel mondo, maggiore fiducia alla stabilità globale e forte impulso allo sviluppo comune. Uno statista dovrebbe pensare non solo alla strada lungo la quale condurre il suo paese – ha continuato Xi – ma anche a come andare d’accordo con gli altri paesi e il mondo. I grandi cambiamenti si stanno svolgendo in modi mai visti prima: l’umanità si trova di fronte a una sfida senza precedenti, il mondo è arrivato a un bivio. In quale direzione dobbiamo andare avanti, è una domanda non solo per noi ma anche per tutti i Paesi“. Quindi, nell’ambito di questo suo ‘saggio’ intervento, il leader di Pechino ha voluto ribadire che “La storia è il miglior libro di testo. Dovremmo prendere la storia come uno specchio e lasciare che guidi il futuro“.
Poi, in un passaggio di questo suo discorso di apertura, il presidente cinese ha anche accennato al fatto che, nonostante co gli Sati Uniti siano in questi anni rimasti in contatto a le attraverso video call e le telefonate, tuttavia “nulla può sostituire gli incontri faccia a faccia. L’ultima volta che ci siamo incontrati è stato nel 2017 durante il World Economic Forum di Davos. Questo è avvenuto già più di 5 anni fa“, ed “abbiamo mantenuto la comunicazione attraverso conferenze stampa, telefonate e lettere, ma nessuna di queste può davvero sostituire gli scambi faccia a faccia. Oggi finalmente abbiamo questo incontro faccia a faccia“.
Infne, Xi ha ricordato che “dall’instaurazione delle relazioni diplomatiche a oggi, la Cina e gli Stati Uniti hanno attraversato oltre 15 anni ricchi di eventi. Abbiamo acquisito esperienze e imparato lezioni. La storia è il miglior libro di testo. Dovremmo quindi prendere la storia come uno specchio e lasciare che guidi il futuro“.
Dal canto suo il Capo della Casa Bianca, ha rimarcato “Stati Uniti e Cina possono gestire le loro differenza ed evitare che la competizione si trasformi in conflitto“. Poi Biden ha teuto a rassicurare Xi Jinping di essere “impegnato a tenere le linee di comunicazione aperte tra Washington e Pechino – perché i due Paesi hanno la responsabilità di dimostrare di saper “gestire le nostre differenze” e prevenire i conflitti globali”.
Infatti, ha voluto precisare il rappresentante degli Stati Uniti, “Sono impegnato a mantenere aperte le linee di comunicazione tra me e voi personalmente, ma anche tra i nostri governi, perché i nostri due Paesi hanno molte cose da affrontare“. Ed ancora, “In qualità di leader delle nostre due nazioni, condividiamo la responsabilità di dimostrare che la Cina e gli Stati Uniti possono gestire le loro differenze, evitare che la competizione diventi qualcosa di simile a un conflitto e trovare modi per lavorare insieme su questioni urgenti e globali che richiedono la nostra reciproca cooperazione“.
In merito ai temi che caratterizzano i rapporti fra i due paesi, fra gli ‘osservatori’, come spiega la Cnn, “La posta in gioco del tanto atteso colloquio è alta. In un mondo sconvolto dall’invasione russa dell’Ucraina, dalla pandemia di Covid-19 e dalla devastazione del cambiamento climatico, le due maggiori potenze devono collaborare più che mai per infondere stabilità, invece di alimentare tensioni più profonde. Ma le aspettative per l’incontro sono basse“.
“Gli Stati Uniti e la Cina – ha affermato ancora l’emittente statunitense – sono su posizioni contrapposte su tutti i principali dossier, da Taiwan alla guerra in Ucraina, dalla Corea del Nord al trasferimento di tecnologia fino alla forma del nuovo ordine mondiale. Forse l’unico vero punto in comune che le due parti condividono in vista dell’incontro sono le limitate speranze su ciò che potrebbe venirne fuori.
Nella fase ‘preparatoria’ di questo atteso incontro, aveva affermato Karine Jean-Pierre, portavoce della Casa Bianca, “le sfide transnazionali che affliggono la comunità internazionale. Biden e Xi discuteranno gli sforzi per mantenere e rafforzare le linee di comunicazione tra Stati Uniti e Cina”. Poi la portavoce ha anche voluto sottolienare che non si aspettano in realtà grossi passi in avanti, anche perché, ha premesso la Jean-Pierre, il “sarà onesto” nel manifestare le sue “numerose preoccupazioni, a partire da quella dei diritti umani”.
Insomma ci troviamo di fronte ad un incontro nel corso del quale ciascuno dei due leader si ‘aspetterà’ qualcosa dall’altro, con Biden che ritiene la Cina “la sfida geopolitica più conseguenziale“, senza trascurare il preoccupante connubio tra “governance autoritaria e revisionismo in politica estera“. Si tratta in sostanza, di stabilire “un terreno” per relazioni che garantiscano le linee di comunicazione rimangano aperte anche in momenti di tensione. D
i contro, come dicevamo, il leader cinese arriva a Bali forse nel suo maggior momento di forza politica, alla luce dell’appena rinnovato mandato presidenziale (il terzo), che ci rimanda addirittura ai temp di Mao Zedong.
Quindi da un lato abbiamo en che, come ha ripetuto recentemente, ha affermato di “non essere disposto a fare nessuna concessione fondamentale ma, parlando” telefonicamenteio voglio la competizione, non il conflitto”. In poche parole, guardando al ‘sodo’ con Xi, ae: veva dichiarato “, le cose stanno esattamente come prospettate dal presidente statunitense, “Sono sicuro che discuteremo di Taiwan e sono sicuro che discuteremo di una serie di questioni, come l’equità nel commercio e le sue relazioni con gli altri Paesi della regione”. Ed è proprio la dichiarata partecipazione a ragione della difesa di Taiwan a complicare le cose…
Max