(Adnkronos) – Uno non ci si sente, l’altro ci ha rinunciato. E’ quindi un esercizio sterile chiedersi chi tra M5s e Pd, sia la forza politica in grado di rappresentare la ‘sinistra’. Semplicemente perché, secondo Fausto Bertinotti, la sinistra politica è morta da un pezzo. “Non mi rassegnerò mai a questo ‘accanimento terapeutico’ – ha commentato in un’intervista all’Adnkronos – nel ricercare qualcosa che in Parlamento e nella politica è estinto”. Il quesito, riproposto anche da un recente sondaggio dal quale è emerso che i 5Stelle esprimono più efficacemente del Pd valori e istanze di sinistra, parte, a parere dell’ex segretario del Prc, su basi e presupposti infondati.
“Forse – ha detto Bertinotti – si potrebbe cominciare da una formula che usava Rossana Rossanda; la quale, a chi le chiedeva se lei si considerasse di sinistra, rispondeva ‘no, io sono comunista’. Sembra solo una battuta che invece conteneva e contiene una verità: in Italia la sinistra incarnava l’area politica e le idee che appartenevano al movimento operaio. Risaliamo quindi al dopoguerra, per arrivare fino al momento in cui si scioglie il Pci e il Psi si dissolve: la sinistra politica, per come era stata intesa fino a quel momento, non c’è più. Unico presidio di quella storia rimane per un periodo solo Rifondazione comunista.
“Poi – ha argomentato ancora l’ex presidente della Camera – comincia un’altra storia: la sinistra cambia campo e diventa liberale. Allora ci possiamo interrogare, esercitare o speculare fin quanto vogliamo sul termine ‘sinistra’ ma si capisce bene che la ‘sinistra politica’ non c’è più, è scomparsa, è morta. Certo la sinistra continua a vivere nella società, nelle sue varie forme di conflitto, di antagonismo, di associazionismo ecc. ma la sinistra politica, quella dei partiti, non ha più una rappresentanza nelle istituzioni”.
“Ritengo che questa categoria sia ormai inutilizzabile ma se si vuole dire che il M5s guidato da Conte si sia connotato come il più efficace partito di opposizione, allora dico che questo è vero. Conte ha fatto una campagna elettorale contrassegnata soprattutto dai temi sociali, a partire dalla difesa del Rdc, del salario minimo, dell’occupazione e poi si è contraddistinto sul terreno della pace, sul rifiuto di inviare nuove armi, spingendo per la trattativa e il cessate il fuoco”, ha ricordato.
“Lasciamo perdere la sinistra – ha detto ancora Bertinotti – ma se ci limitiamo a guardare il campo dell’opposizione al governo della destra, indubbiamente Conte e i 5Stelle, si qualificano come la forza di opposizione più evidente, più determinata e efficace. Del resto i 5stelle non hanno mai rivendicato di voler essere un partito di sinistra. Conte e altri prima di lui, hanno sempre agito sulla trasversalità, sulla fase post ideologica che ha superato i concetti di destra e sinistra. Conte definisce il M5s come un movimento popolare che appartiene al campo progressista. Non capisco dunque perché si voglia applicargli un’etichetta che lui-loro non cercano e non vogliono”.
“Lo stesso discorso lo si può fare anche per il Pd che però ha rinunciato deliberatamente, nella sua evoluzione politico-organizzativa, a volersi presentare come soggetto politico di sinistra. Il Pd è il Partito democratico. Nomen omen. Non si chiama più Pds, ovvero Partito democratico della sinistra ma Pd, operando, a partire dal nome, una precisa e definita scelta di collocazione e di indirizzo politico”, ha concluso Bertinotti.