“Le nostre proposte per preservare i monumenti storici di Venezia abbattendo l’umidità di risalita capillare, derivano da un nuovo studio approfondito dei modelli elettrofisici che hanno portato alla nascita di diversi sistemi in grado di contrastare il fenomeno. L’intuizione, nata dopo anni di ricerca, è stata quella di andare a provocare un’azione di “disturbo” sulle molecole dell’acqua”, impedendo così che facciano dei danni”. A dirlo Sabrina Zuccala, presidente di un Aboratorio internazionale di nanotecnologie, stamani nell’aula del consiglio comunale di Venezia (Ca’ Farsetti, San Marco) durante una conferenza stampa sulla “Salvaguardia dei Beni Culturali con le nuove tecnologie”. Presenti anche l’assessore comunale all’urbanistica e ambiente Massimiliano De Martin e Antonio Sabatella, presidente dell’ Istituto studi europei Alcide De Gasperi e già coordinatore Ufficio Dipartimento politiche europee della Presidenza del consiglio.
“Le ricerche svolte scientificamente in ambito fisico nella micro-fluidodinamica – prosegue Zuccalà – hanno evidenziato che il movimento dell’acqua all’interno delle murature è sostanzialmente generato da debolissime forze attrattive di natura elettrostatica, che le pareti dei capillari dei materiali silicei esercitano sulle molecole d’acqua. Il focus dello studio del nostro laboratorio si è incentrato sull’ultima innovazione nel campo della deumidificazione muraria, proponendo di risolvere la ‘patologia’ edilizia per permettere un restauro definitivo dell’immobile storico. Abbiamo ideato soluzioni con apparecchi con di tecnologia a multifrequenza. Si tratta dell’ultima evoluzione della strumentazione di tipo elettrofisico perché, generando un ‘treno’ di impulsi a diverse frequenze, permette di ottenere risultati eccellenti su tutte le strutture murarie a prescindere dalla geometria dei pori capillari, dalla concentrazione dei sali e dalla composizione della muratura stessa. Tutto questo senza interventi invasivi, quindi un’interessante opportunità quando si trattano edifici storici sottoposti a vincoli da parte della Soprintendenza, per i quali non è minimamente pensabile intervenire con metodi tradizionali”.
“Sono soluzioni – prosegue Zuccalà – che permettono anche un risparmio dei costi di manutenzione dell’immobile restaurato, poiché risolvendo il problema dell’umidità ascendente si andrà ad esaurire il fenomeno della continua cristallizzazione dei sali con conseguente degrado. In sostanza si potrà rifare l’intonaco in modo definitivo, senza dover intervenire nuovamente dopo pochi anni. Inoltre i nostri protettivi nanotecnologici possono apportare un contributo importante al mondo delle Belle Arti: la formulazione con nanomateriali ha la capacità di modificare la materia del substrato, trasformando l’energia di superficie da alta a bassa, così da creare un reticolo tridimensionale con una potente forza repulsiva che respinge qualsiasi contaminante: acqua, agenti inquinanti, grasso, sporco, calcare, ecc…potendo prevedere così una protezione straordinaria per i Beni culturali di Venezia. Nello studio scientifico dei materiali protettivi da applicare in ambito conservativo i nanomateriali hanno fornito metodi affidabili per una durevole conservazione, reversibile, ecosostenibile e biocompatibile.Tra l’altro, la difesa del patrimonio architettonico della città lagunare è un tema che vede allineate tutte le istituzioni locali e governative difatti, proprio questa settimana, la Camera esamina il decreto ‘di tutela delle vie dell’acqua di interesse culturale per la salvaguardia di Venezia”.