Nel corso della conferenza stampa che si e’ svoltamercoledi’ 19 novembre presso il museo “Carlo Bilotti”, riguardo il progetto “Imago Mundi” sull’arte dell’umanità, è intervenuto il responsabile Luciano Benetton, che ha dichiarato: “Nel 1907 Maurice de Vlaminck mostro’ a Derain una scultura africana, dicendogli che era quasi bella come la Venere di Milo. Derain rispose di no: era bello allo stesso modo. Non trovandosi d’accordo, i due pittori chiesero il parere di Picasso, che concluse che entrambi avevano torto, perché la scultura era a suo parere ancora più bella”.
Sono passati più di cento anni ma oggi il dibattito sull’estetica di un’Africa che si sta riappropriando del proprio futuro è più che mai aperto. Per realizzare questa rassegna, Imago Mundi ha guardato all’Africa nuova, al suo grande serbatoio di risorse naturali, gioventù, culture e speranze. All’Africa che è tante Afriche, ciascuna con la sua tradizione, il suo passato, le sue tribù, le sue bellezze, le sue tragedie. “Credo che queste opere di migliaia di artisti – ha aggiunto ancora Benetton -, raccolte in tredici collezioni di sedici Nazioni, possano contribuire a una riflessione sulle qualità estetiche dell’arte africana contemporanea che superi gli stereotipi del folclore, del tribale o dell’esordio. Perché il segreto profondo della sua bellezza, quello che tutti gli altri racchiude, si manifesta nella nostra mente come una folgorante rivelazione: l’arte africana commuove, agita, coinvolge, mette in movimento. È arte nuova. Come scrisse già Plinio il Vecchio, dall’Africaviene sempre qualcosa di nuovo”.
In apertura della conferenza, è stata invece presentata l’inaugurazione del progetto, suddivisa in sedici Paesi, tredici collezioni, più di duemila artisti. Un inedito e ricco ritratto artistico dell’Africa, tra radici storiche e innovazione, culture visive locali e globalizzazione. In chiusura ha ripreso la parola il fondatore dell’Imago Mundi, Luciano Benetton: “A che il leone deve avere chi racconta la sua storia. Non solo il cacciatore. Il nostro progetto ha fatto propria questa suggestiva metafora ripresa dallo scrittore nigeriano Chinua Achebe, raccogliendo tredici collezioni di arte contemporanea di sedici Paesi dell’Africa. Ne è nato un inedito, ricco e affascinante racconto visivo realizzato esclusivamente da artisti africani, affermati e giovani scoperte: un contributo alla riflessione su un’estetica africana che, superando pregiudizi e stereotipi, rappresenti le diversità etniche, sociali, geografiche e culturali di un intero continente”.
Le collezioni contemporanee di Egitto, Eritrrw, Etiopia, Gambia, Kenya, Marocco, Mauritania, Mozambico, Senegal, Somalia, Sudafrica, Sudan, Tanzania, Tunisia, Zanzibar e Zimbabwe, oltre duemila opere riunite sotto il titolo “L’arte dell’umanità”, sono esposte a Roma dal 20 novembre 2014 all’11 gennaio 2015, presso il Museo Carlo Bilotti, in collaborazione con Roma Capitale, assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica, e con il Ministero degli Esteri italiano. “Questa rassegna è un viaggio in un continente giovane e antico, la cui arte – meticcia, ibrida, intensa – può rappresentare un volano di sviluppo delle comunità africane e una sollecitazione urgente a rinfrescare l’estetica occidentale”, ha concluso Luciano Benetton. Nel finale sono state illustrate le tipologie di ogni Paese, diverse naturalmente per stile e tradizione, che la redazione ripropone di seguito.
1)Marocco, theSurprice of Abscence, una raccolta composta da 140 opere, grazie all’ art systemmarrocchino. Gli artisti marrocchini sviluppano idee di esplorazione di territori sconosciuti . Come nel Sarah, la sfida è andare a perdersi, e poi ritrovarsi in nuove oasi di stile e pensiero da condividere.
2)Tunisia, Turbulences: la Tunisia ha un patrimonio archeologico che racconta la ricchezza della sua civiltà. L’ arte vuole trasformare le turbolenze della rivoluzione in progetto di futuro. Sono state create oltre 210 opere che hanno portato ad una testimonianza, ovvero che con l’ uso di varietà di tecniche, nuovi materiali e qualche inquietitudine , gli autori tunisini coniugano il loro patrimonio ancestrale con la modernità.
3) Senegal , DokhDadjè: questa collezione è un punto di incontro. Ci sono 140 autori del Senegal, che hanno affrontato stili, colori e materiali in formato 10 x 12 centimetri. Emerge infatti la forte presenza delle donne, dell’ aspirazione alla parità e alla libertà d’ espressione che vanno sempre più affermandosi in terra senegalese.
4) Kenya, Tanzania, Zanzibar: The Witchcraft of Art, composta da colori, magie , esperienze, energie realizzate da artisti noti ed emergenti del Kenya e della Tanzania-Zanzibar. I temi nascono dalle esperienze quotidiane: natura, animali, povertà, religione, vita di villaggio e di città. Storie comuni spesso trasfigurate nel grottesco e nel fantastico, vissuto e interpretato come naturale continuità del reale.
5) Mozambico: the universe in Miniature. Grazie a questa tipologia d’ arte sono stati rappresentati i fermenti intellettuali che animano il dibattito culturale e sociale i quali coinfluiscono nei 140 dipinti del Mozambico. Molti dipinti sono nel formato 10 x 12 centimetri .
6) Zimbawe: OccupationArtist. E’ una arte he si occupa dell’ incontro con la vita di una comunità, di un paese e di un continente. 140 artisti hanno rappresentato tutto ciò sulla tela.
7) Somalia: Art of Hope. Una tipologia d’ arte che si occupa della cultura visiva oscurata dai signori della guerra. Sono state create più di 140 opere, che interpetano l’aspirazione ad una società più libera.
8) Egitto: theCradle of Art. Ci sono circa 210 lavori in una raccolta di lavori 10 x 12 centimetri, abbiamo un’ arte basata sui dipini ad olio, foto, collage , agrilici e gouache. Emerge l’ idea rivoluzionaria, viene puntato il dito verso le contaddizioni del paese , esplorando forme, abitanti, fede, speranze , con linguaggi vivaci che parlano del futuro.
9) Mauritania/Gambia: African Magic. Ci sono oltre 140 dipinti 10 x 12 centimetri. Gli artisti di queste due nazioni sono motivati nell’ emergere nella perifera. Mostrano il loro talento, i loro gusti, l loro emozioni , il loro immaginario, la loro intatta magia africana.
10) Sudan: AestheticVestiges. Gli inchiostri, gli acquerelli danno vita a figure umane, paesaggi , città: forti colori africani del sud, raccontando le impressioni, le bellezze e le contraddizioni di ieri e di oggi.
11) South Africa: 10×12 SA. È una tipologia di arte che può aiutare la riconciliazione nazionale. Un’umanità variegata per una grande varietà di tecniche. Tante sfumature dell’ arcobaleno sudafricano per un’ arte che, trova nelle opere stesse, la sua ragione di essere.
12) Eritrea: Freedomis in art. Gli artisti in Eritrea sono liberali, le loro opere esprimono rigenerazione, che intreccia la bellezza africana di un Paese che ha voglia di cambiare, uscendo dall’isolamento con il desiderio di rinnovazione e partecipazione.
13) Etiopia: Selamta Ethiopia. È un’ arte che vuole mantenere intatta la sua contemporaneità, basata sull’ esplorazione della nazione stessa. Accoglie stili ibridi e diversi da tutti i movimenti contemporanei.