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Bellocchio: dopo l’incetta di David di Donatello, finalmente ‘l’Urlo’, il film dedicato al fratello

Visto ciò che offre ultimamente il cinema italiano, veramente poco, non poteva che fare incetta degli ‘Oscar all’italiana’, e portarsi a casa diversi David di Donatello, come ‘miglior film’, migliore regia’ e, a ragione, anche ‘migliore attore’, in virtù di un Pierfrancesco Favino sempre più in splendida forma. Ma lui, Marco Bellocchio, il giorno dopo, raggiunto telefonicamente non tradisce particolare emozione, forse perché, spiega, ”Stanotte ho dormito. Il vantaggio dell’età è che dà una certa tranquillità.

Bellocchio: “I premi servono: ti danno un punteggio”

In videoconferenza da Barbarano, nel viterbese, il regista si confronta con i giornalisti all’indomani del trionfo de ‘Il Traditore’, la pellicola che ripercorre la storia del pentito di Cosa Nostra, Tommaso Buscetta.”Sono rimasto bloccato qui  rivela – ma qui sto bene, ho più spazio, però credo che la prossima settimana mi riaffaccerò a Roma”. Riguardo a questi David  Bellocchio ammette però che “I premi servononon solo perché ti danno un certo punteggio. Se io ad 80 anni ricevo questi premi vuol dire continua a lavorare. La creatività non ha età. C’è solo da sperare di andare avanti

Bellocchio: “Favino ha superato l’imitazione, un grande”

Tornando a ‘Il Traditore’, il regista racconta del suo rapporto su set con Favino: “Avevo iniziato con un atteggiamento sospettoso nei suoi confronti, perché non potevo non ricordarmi di tanti personaggi storici che aveva interpretato. Ma lui è stato un grande perché ha superato l’imitazione. Ha superato i fatto che tutti noi avevamo visto tante volte Buscetta e gli ha dato un carattere originale. Io non sono un pigro ma quando hai un attore che è entusiasta che non devi stimolare è il massimo: la tua creatività si innesta nella sua e viceversa”.

L’argomento si presta anche ad una domanda sul contingente, come la scarcerazione di alcuni boss: “Da cittadino mi ha colpito molto. Ma leggendo i giornali sembra che i giudici abbiamo applicato la legge. Se un essere umano è malato gravissimamente e non può essere curato in carcere, mi pare giusto che sia trasferito”.

Bellocchio: “I nostri film molto premiati… ma in Italia…”

Qualcuno domanda se gli sia dispiaciuto che il film – sebbene sia stato venduto in qualcosa come 90 paesi – non sia riuscito nemmeno ad accedere alla shortlist dei candidati all’Oscar: “Io fatto onestamente e seriamente quello che potevo fare – assicura Bellocchio – Non so, forse il fatto che Sony avesse anche il film di Almodovar. Poi è arrivato il ciclone ‘Parasite’. Ma insomma, in Italia siamo stati molto premiati ma a Cannes, agli Efa e agli Oscar no“. 

Bellocchio: “Cinema all’aperto? Con prudenza si può”

Una riflessione poi sulle sale cinematografiche, purtroppo ora chiuse. “Uno si augura che la sala sia gremita. Bisogna sperare che questa pandemia finisca sennò è impossibile immaginare un vero ritorno nelle sale“. L’immancabile ‘fomentatore’ azzarda allora una disparità di trattamento citando l’imminente ripresa invece delle funzioni religiose come le Messe. Ma il regista è troppo intelligente per cadere in questi ‘tranelli’ poco da critici, molto da ‘gossippari’: “Io da moltissimi anni non vado più a messa. Però mi pare di capire che ci sarà un numero limitatissimo di fedeli, rispetto agli spettatori che ci sono in un cinema al chiuso. Ma in effetti all’aperto, se si creano delle distanze, si potrebbe con prudenza ripartire. Sentivo che la Cineteca di Bologna sta allestendo un grande drive in. Chiaramente sono dei numeri imparagonabili alla scorsa stagione, dove per esempio ho presentato ‘Il Traditore’ in arene con migliaia di persone. Speriamo che comunque si inizi“.

Bellocchio: “Serie su Moro, e un omaggio a mio fratello”

Ma Bellocchio non è certo uno che si culla sugli allori, e rivela che in realtà è già preso dalla nuovi progetti e, confida, mi incuriosiscono “i colleghi che si sono già messi al lavoro sulla pandemia o su come fare un film in questa situazione”. Per quel che riguarda lui, in cantiere ci sono ben due progetti: una serie tv sul rapimento Moro, e una pellicola che ha deciso di dedicare alla drammatica scomparsa del fratello gemello Camillo, suicidato nel 1968. Un progetto a proposito del quale ne racconta la ‘gestazione’, “In questo isolamento ho ripreso in mano un film piccolo a cui tengo moltissimo, il cui titolo è l’Urlo. Lo avevo già iniziato il 16 dicembre del 2016, ed è il racconto della morte di un mio fratello gemello. Un film che inizia dalla nostra nascita. Un film estremamente complesso, che utilizzerà anche immagini di repertorio. Sarà un film molto importante per me…“, e dalla pausa che segue si capisce che è meglio che siano poi le imagini a ricordare…

Bellocchio: “Il dramma delle terapie intensive…”

Scherzando poi sui suoi 80 anni, portati magnificamente e con una lucidità da far invidia, Bellocchio confessa che la pandemia di coronavirus lo ha ulteriormente sensibilizzato: “In questo periodo si è sentita questa realtà drammatica non dei giovani contro i vecchi ma che i giovani potessero sopravvivere e i vecchi potessero soccombere. Poi, grazie ad un’ideologia cattolica, questo sguardo si è modificato, anche perché la situazione si è alleggerita visto che ci sono i posti in terapia intensiva e i medici non hanno più dovuto scegliere”.

Bellocchio: “La pandemia porterà un nuovo cinema”

Ad ogni modo, sottolinea,  “Prima cosa speriamo di uscirne vivi. Credo che il periodo che aspetta assomiglierà molto al dopoguerra. E nel dopoguerra è nato un nuovo cinema. Anche se qualcosa del vecchio si è salvato. Credo che nel cinema ci saranno tante novità. Nulla sarà più come è stato fino al gennaio 2020. C’era stata una grande marcia in avanti per il nostro cinema. E questa pandemia ha spezzato questo trend positivo del cinema nelle sale. È chiaro che in quarantena la televisione avanza. Quanto poi allo spirito degli italiani – rimarca – non credo che cambierà molto”.

Bellocchio: “Nella quarantena ho letto moltissimo”

Infine, raccontano la sua quarantena, il regista dice averne approfittato per leggere molto: “Ho riletto subito le pagine sulla peste dei ‘Promessi sposi’. Ed ho letto per la prima volta il ‘Decamerone’ di Boccaccio, anche se naturalmente avevo visto il film di Pasolini. È stato un godimento da lettore il contrasto tra la cattolicità di Manzoni, con la peste, la provvidenza e la misericordia, e la straordinaria vitalità di Boccaccio. Una grossa scoperta. Ma questo – avverte divertito – non vuol dire che voglia fare un film su Boccaccio”.

Max