“Buongiorno o buonasera? Perché quando si è nello spazio mai si sa. Caro dottor Nespoli, cari astronauti, credo che lì le giornate scorrano in maniera diversa. Ringrazio per questo collegamento che mi dà la possibilità di rivolgervi alcune domande”. Così Papa Francesco, dialogando ’a distanza’ con gli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, nell’ambito della Missione 53. Seduto su una poltrona all’interno dall’Auletta Paolo VI, il Pontefice ha voglia di ’capire’, di dare sfogo alle sue curiosità con una meraviglia a tratti entusiasta: “L’astronomia ci fa contemplare orizzonti sconfinati dell’universo e suscita in noi domande: da dove veniamo, dove andiamo? Che darei Nespoli per sapere qual è il suo pensiero sul posto dell’uomo nell’universo”. E subito l’ingegnere dell’Esa non si fa attendere, spiegando con umiltà che “questa è una domanda complessa. Io mi sento un ingegnere a mio agio tra le macchine ma quando si parla di queste cose più interne rimango anche io un po’ perplesso. E’ un discorso delicato, penso che il nostro obiettivo sia conoscere il nostro essere e capire ciò che ci sta attorno. Più conosciamo, più ci rendiamo conto che conosciamo poco. Mi piacerebbe che persone come Lei, filosofi, teologi, poeti potessero venire qui nello spazio per esplorare”. Ne segue dialogo colto, dove le citazioni ed entrano ed escono con una semplicità disarmante: dalla Divina Commedia (’Amor che muove il sole e l’altre stelle’: “che senso ha – dice Francesco – per degli astronauti, che siete tutti ingegneri chiamare amore la forza che muove l’universo?”). Poi è la volta del ’Picclo principe e dell’esempio di un ragazzo che “darebbe la vita per salvare piante e animali sulla terra”. “E’ vero – replica Bergoglio – senza amore non è possibile dare la propria vita per qualcun altro. Si vede che lei ha capito quel messaggio che tanto poeticamente spiega Saint Exupery e che voi russi avete nel sangue e nella vostra tradizione tanto religiosa e umanistica. E’ bello, grazie”. A ancora. “Dicono che appartiene solo alle donne, ma cosa vi ha motivato a diventare astronauti? Cosa vi dà gioia?”, domanda. Rispondono un russo (che spiega di aver preso le mosse dal nonno che era uno dei primi pionieri dello spazioe), e un americano (che parla della velocità orbitale alla quale si procede nello spazio, pari a sei chilometri al secondo). “Lei è andato alle radici – replica Francesco al russo – è andato dal nonno. E lei che viene dall’America, è riuscito a capire che la terra è troppo fragile. E’ un momento che passa”. Quindi Bergoglio ha tenuto sottolineare come “viaggiare nello spazio modifica tante cose che si danno per scontate nel quotidiano. Ad esempio: l’idea di su e di giù, c’è qualcosa che vi ha sorpreso e qualcosa che vi ha colpito perché ha trovato conferme anche lì in un contesto così diverso?”. Un astronauta americano spiega che deve stabilire da sé dove si trovi il suo microcosmo, e Bergoglio ribatte “Questa è una cosa umana, la capacità di decidere. Mi sembra interessante la risposta che va anche alle radici umane. Adesso, se voi avete la cortesia, vi faccio un’ altra domanda: la nostra società è spesso individualista e invece è necessaria la collaborazione. Potete darmi qualche esempio di collaborazione vostra nella stazione spaziale?”. Quindi gli astronauti raccontano della cooperazione tra varie nazioni: “Ognuno di noi porta una diversità che messe insieme fanno qualcosa di più grande”. Infine Francesco afferma che “Voi siete un piccolo Palazzo di Vetro. Vorrei dire, cari fratelli perché vi sentiamo rappresentanti della grande famiglia umana. Vi ringrazio per il vostro colloquio che mi ha arricchito. Grazie”. Il commiato è dell’espereto Paolo Nespoli (che nel 2011, sempre in collegamento dallo spazio, dialogò anche con Benedetto XVI): “La ringraziamo di essere stato con noi sulla stazione spaziale. Un posto dove cerchiamo cose di tutti i giorni ma Lei Santo Padre ci ha portato più in alto e ci ha fatto pensare a cose più grandi di noi. Grazie”.
M.