Un poliziotto morto e 728 feriti. È il bilancio degli scontri avvenuti nella manifestazione di ieri a Beirut, in Libano, soprannominata la ‘giornata della rabbia’. I manifestanti erano scesi in piazza per ricordare le vittime della tragica esplosione di martedì 4 agosto, dove sono morte 158 persone e oltre 5000 sono rimaste ferite. La stampa locale ha riferito che la deflagrazione ha provocato un cratere profondo 43 metri.
I manifestanti hanno poi preso d’assalto il ministero degli Esteri, ribattezzato ‘sede della Rivoluzione’, altri quattro ministeri e la sede dell’Associazione delle banche. La capitale ferita, stufa di una intera classe politica corrotta e di anni di spartizione del potere. “Siete tutti assassini”, è il grido di dolore della folla rivolto al presidente Michel Aoun, al primo ministro Hassan Diab e al leader di Hezbollah Nasrallah.
Nel frattempo si è dimessa Manal Abdel Samad, ministra dell’Informazione, dopo la tragedia di Beirut. “Chiedo perdono a tutti i libanesi le cui aspirazioni non siamo stati in grado di soddisfare – ha detto in una dichiarazione televisiva – Il cambiamento è fuori portata, e poiché la realtà non è paragonabile all’ambizione e dopo l’orrore del disastro di Beirut, presento le mie dimissioni dal governo”.
Mario Bonito