“Il governo libanese del primo ministro Hassan Diab ha rassegnato le sue dimissioni”. A dirlo per primo ai giornalisti è il Hamad Hasan, ministro della Salute. Il premier del Paese, Hassan Diab, parlerà alla nazione alle 19.30 (18.30 ora italiania).
Era nell’aria. Dopo la tragica esplosione di martedì al porto di Beirut e la ‘giornata della rabbia’ di sabato, quando i manifestanti hanno preso d’assalto il Parlamento e quattro ministeri, l’esecutivo ha iniziato velocemente a sgretolarsi. I primi a dimettersi, ieri, sono stati Manal Abadal Samad, ministra dell’Informazione, e quello dell’Ambiente, Damianos Kattar. Stessa cosa hanno fatto Marie Claude Najm, ministra della Giustizia, e il titolare della Difesa, Zeina Akar.
“La bomba atomica che ci è esplosa a causa della corruzione, della negligenza e della cospirazione deve far sì che nessuno resti seduto sulla sua poltrona”, aveva detto la ministra dell’Informazione, invitando ministri e deputati a dimettersi perché ormai “un peso per il popolo libanese”. Non dello stesso avviso Mohammed Fahmi, ministro dell’Interno, secondo cui dimettersi adesso vuol dire “sottrarsi alle proprie responsabilità”.
Nel frattempo la commissione d’inchiesta, creata per capire di chi sono le responsabilità dell’esplosione e perché 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio si trovavano dal 2013 in un magazzino nel porto di Beirut, ha concluso il suo primo rapporto. Si attendono ulteriori sviluppi. Il capo dello Stato, Michel Aoun, tra i più criticati nella protesta di sabato, non ritiene necessaria invece un’indagine internazionale, bollata come “una perdita di tempo”.
Per aiutare il paese dei Cedri saranno stanziati 250 milioni di euro. È quanto emerso ieri nella videoconferenza di ieri, organizzata dalla Francia e dalle Nazioni Unite, in cui hanno partecipato i principali leader mondiali. “Dobbiamo essere rapidi ed efficaci”, ha detto il presidente francese Emmanuel Macron. Nel corso della conferenza è intervenuto il presidente libanese per chiedere che gli aiuti vengano stanziati prima dell’inverno.
Mario Bonito