Una denuncia fortissima, uno sfogo che in parte legittima anche i pareri in merito, più volte paventati da altri esponenti della Giustizia. Ma Andrea Mirenda, giudice veronese, si dichiara davvero esausto delle scelte del Csm e, per protesta, ha rinunciato ad accettare l’incarico di Presidente di sezione, scegliendo di tornare a fare il giudice, afferma, per occuparsi “degli ultimi della terra”. Questo, denuncia, contro Un sistema giudiziario “improntato oramai ad un carrierismo sfrenato, arbitrario e lottizzatorio, che premia i sodali, asserve i magistrati alle correnti, umilia la stragrande maggioranza degli esclusi e minaccia l’indipendenza dei magistrati con la lusinga della dirigenza o la mortificazione di una vita da travet”. A raccogliere il suo sfogo è stato raccolto dal gruppo ’Autonomia&Indipendenza’ di Piercamillo Davigo, che lo ha accolto per acclamazione. Del resto, da molto tempo ormai, Davigo e il suo gruppo stanno conducendo una battaglia, con tanto di denunce pubbliche, “contro le nomine correntizie dentro il Consiglio superiore della magistratura”. Non a caso, proprio di recente lex pm di Mani Pulite (oggi presidente della seconda sezione penale della Cassazione), aveva lasciato la Giunta assieme a tutta la sua corrente Autonomia e Indipendenza, contro le scelte “incomprensibili” del Consiglio superiore della magistratura sugli incarichi direttivi. Come aggiunge ancora Mirenda, nel post pubblicato nella chat di Autonomia&indipendenza- “Bene, dopo 32 anni la scelta è fatta, Ed è nel senso di un gesto controcorrente, di composta protesta verso un sistema giudiziario improntato a un carrierismo sfrenato. Lascio un posto semidirettivo di prestigio, dove avrei potuto restare ancora per anni, per andare ad occuparmi degli ultimi della terra, da ultimo dei magistrati. Ma è un bel giorno per la coscienza e per l’orgoglio della toga rimarca infine il giudice veronese – entrambi assai più appaganti di qualsiasi gallone o mostrina… Bye bye Csm”.
M.