Spesso si è discusso circa i tempi della giustizia che, in alcuni casi, segue appunto tempistiche bibliche per arrivare al dunque, creando notevoli disagi a chi – quando coinvolto in cause legate alla propria attività – nell’attesa (e nella speranza di poter ottenere ‘soddisfazione’), deve riuscire a far quadrare i conti.
Ne sa qualcosa Luca Barbareschi, rinviato a giudizio per traffico d’influenze nell’ambito dell’inchiesta relativa ai fondi del Teatro Eliseo, che oggi è sbottato: “L’Eliseo crollerà. Chiuderemo. I magistrati oltre a chiudere l’Ilva chiudono anche la cultura. Ai magistrati chiedo: cosa devo fare? Chiudo l’Eliseo e aspetto sei anni la sentenza? Mando tutti a casa? Ci sono tre gradi di giudizio… Nel frattempo cosa facciamo? Qualcuno deve rispondere: mando a casa tutti oggi pomeriggio?“.
E’ un fiume in piena l’attore, e direttore dello stabile romano di via Nazionale, “Non ho corrotto né pagato nessuno, e tra l’altro se questo è traffico di influenze lo sto reiterando perché da due anni sto lavorando nella speranza che la politica capisca che senza una legge adatta l’Eliseo non può stare in piedi…. Se questo è traffico di influenze per favore arrestatemi – prosegue il direttore – Da cinque anni, oltre a tenere in piedi un polo culturale, a fare Polanski e altro, io passo le mie giornate ad andare a fare il mendicante nei palazzi del potere, per dire: ‘signori, sapete che l’Eliseo non funziona con il motu proprio? Se no avrei inventato l’unico teatro che vive senza soldi, sarei un genio, un nobel per la fisica, e anche per l’economia, due nobel in uno”.
Tra l’altro – spiega ancora Barbareschi – ho avuto una società che ha preso 50mila euro per farmi da lobbista in Parlamento, per fare traffico di influenze, insomma, se è questo il traffico di influenze. Ma la Fiat cosa fa quando ha bisogno di una legge? Dopo di che, non c’è stata nessuna transazione in denaro con nessuno. Chi avrei corrotto? Il presidente della Repubblica, i ministri competenti?. Per aver regalato alla città un teatro con 12 milioni miei ho un avviso di garanzia – commenta non senza amarezza – un rinvio a giudizio, una legge che è saltata l’anno scorso e le polemiche sui giornali… Questo è un paese finito. Bisogna solo andarsene”.
Max