(Adnkronos) –
Seduta in spolvero a Piazza Affari per Banco Bpm. Il titolo dell’istituto di credito ha strappato in Borsa sulle indiscrezioni di stampa secondo le quali Unicredit sarebbe pronta a presentare un’offerta di integrazione, forse addirittura un’Offerta pubblica di acquisto. Analisti e case di investimento si sono divisi sulla razionalità dell’operazione, ma il titolo ha comunque chiuso la seduta con un balzo del 9,80% a 3,55 euro per azione. Le dirette interessate hanno raffreddato gli entusiasmi. La banca guidata dall
‘amministratore delegato Andrea Orcel “continua a valutare tutte le opzioni strategiche disponibili” nell’ambito della propria attività e in coerenza con il Piano strategico 2022-2024, ha detto un portavoce. Anche se “non è stata convocata alcuna riunione straordinaria del consiglio di amministrazione”. E fonti vicine al Banco Bpm hanno confermato che l’istituto di piazza Meda “non ha ricevuto alcuna comunicazione” da parte di Unicredit in merito a una possibile offerta di integrazione.
Dopo aver archiviato il dossier Mps, Orcel pochi giorni fa aveva ribadito che eventuali operazioni di fusione e acquisizione devono essere “un acceleratore” della strategia di Unicredit e “non devono far deragliare i nostri impegni di distribuzione di capitale ai nostri azionisti”, con l’obiettivo di remunerare i soci con 16 miliardi di euro entro il 2024. Anche Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco Bpm, aveva spiegato di non vedere “opportunità di fusioni al momento” per la sua banca e di essere concentrato “sui nostri numeri e sul nostro piano strategico”.
Gli analisti di Mediobanca Securities hanno sottolineato che “le azioni di Unicredit sono salite di circa il 40% dopo il fallimento delle trattative su Mps, mentre quelle di Banco Bpm hanno guadagnato il 20%”. Una differenza dovuta al fatto che “il mercato ha premiato la nuova strategia stand alone e di cashback di Unicredit”. La banca di piazza Gae Aulenti “è pronta per una revisione al rialzo del rating” e “chiaramente una sovraperformance rispetto ai concorrenti domestici potrebbe aprire scenari simili alla fusione Intesa Sanpaolo-Ubi Banca con banche con un rating inferiore”.
Ma per Vincenzo Longo, Premium manager di Ig, l’ostacolo principale a un’integrazione fra Unicredit e Banco Bpm è “politico”. Se il governo dovesse dare il via libera a questa operazione, “chiuderebbe la porta al miglior pretendente per Mps” e resterebbe con la “patata bollente” del futuro della banca senese in mano. Sopravvalutato anche il senso geografico dell’operazione: fra i due istituti “c’è una netta sovrapposizione geografica”, in particolare al Nord e in Lombardia.