Si dice che il giorno dopo aver preso un pugno sul muso, faccia ancor più male. E forse è così che la descriverebbero, annuendo dimessi e dolorosi, molti dei leader del Partito Democratico che, dopo i risultati dei ballottaggi delle elezioni amministrative, ne è uscito con le ossa rotte e con la mesta consapevolezza che sia arrivato il momento di decisioni di rottura, di cambiamenti e di inversioni di rotta.
“Dobbiamo cambiare tantissimo: nelle persone e nelle idee. Cè stato un cambiamento radicale, ora bisogna lavorare per costruire tutto di noi e ripartire, cè una nuova destra in campo aggressiva e radicata”. Lo dice con chiarezza Maurizio Martina già a caldo, ma poi aggiunge intervenendo nel corso delle ore su vari network informativi. “Cè bisogno di leadership nuove ma il centrosinistra non può prescindere dal Pd”.
“È una sconfitta chiara, inutile girarci attorno”, ha detto Martina, “ci sono in particolare sconfitte che pesano parecchio, come nelle città toscane e in certe realtà dellEmilia Romagna”. Massa, Siena, Pisa, Imola. La geografia della disaffezione Dem prende forma ancora una volta lì dove il partito era storicamente più forte. Alcune città hanno tenuto, ma non abbastanza per addolcire la pillola. “Credo ci siano anche segnali che dobbiamo valorizzare come Teramo, Brindisi, Siracusa, la stessa Ancona. Segnali per noi utili , e però non cambiano il segno inequivocabile della sconfitta”.
Attraverso i social network invece, arriva il parere abbastanza netto e fermo di Carlo Calenda.
Navigazione a vista sta portando il centro sinistra allirrilevanza proprio quando lItalia ne avrebbe più bisogno. Ripensare tutto: linguaggio, idee, persone, organizzazione. Allargare e coinvolgere su una nuovo manifesto. Andare oltre il Pd subito.
Altrettanto netto e fuori dai denti è poi il commento del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, possibile candidato al prossimo congresso: “Non bastano semplici aggiustamenti. Tantomeno bastano povere analisi di circostanza. Un ciclo storico si è chiuso. Vanno ridefiniti un pensiero strategico, la nostra collocazione politica, le forme del partito e il suo rapporto con gli umori più profondi della società italiana, lorganizzazione della partecipazione e della rappresentanza nella democrazia”. E Zingaretti continua indicando la possibile direzione di marcia: “Cè un lavoro collettivo da realizzare. Deve partire subito e coinvolgere non solo il Pd. È il momento del coraggio, della verità e della responsabilità”.
Queste le parole del leader PD del Lazio a seguito del KO elettorale.