Non hanno mai nascosto l’intenzione di dare il benservito agli attuali gestori delle autostrade anzi, in questi ultimi giorni il M5s è tornato a caricare a testa bassa, con Grillo in testa che proprio stamane è tornato sull’argomento twittando: “#Autostrade Story è la storia della concessione autostradale ottenuta dai #Benetton più di 20 anni fa. Una concessione a condizioni di favore senza eguali. Condividete il più possibile queste informazioni. E’ tempo di cambiare“. Anzi, il Garante e cofondatore 5stelle, ha addirittura varato sul suo blog (‘replicato’ anche su quello M5s), una sorta di appuntamento monotematico a puntate intitolato ‘Autostrade story’.
Idem per Di Maio il quale, intervenendo su Radio Rai1, ha ribadito che “Si va verso la revoca delle concessioni autostradali. Bisogna togliere a questi signori la concessione il prima possibile dopo che hanno preso i nostri soldi per i pedaggi senza fare la manutenzione delle strutture“.
Dall’altra parte, nel corso di un’intervista a ‘La Stampa’, l’ad di Autostrade è stato altrettanto lapidario rispetto alle accuse: “Non cerchiamo scuse, siamo pronti a ogni verifica ma i ponti sono sicuri”.
Ma ormai la richiesta di revoca della concessione ad ‘Autostrade per l’Italia’ è divenuto un vero e proprio atto di fede (e comunque legittimo) da parte dei pentastellati, come ha ribadito stamane su Radio Capital il ministro Patuanelli, “C’è un’evidenza fattuale che non hanno fatto quello che dovevano fare. Gli investimenti sono fermi, i viadotti vengono chiusi, non è accettabile”.
Concessioni stradali: una gestione ‘infraregionale’
Sulle concessioni autostradali, ha poi aggiunto il ministro, “c’è un procedimento in corso. Credo vada portato a termine nell’interesse generale del Paese. Il sistema delle concessioni autostradali va rivisto. Credo che ci siano diversi modelli possibili per la gestione delle autostrade e che vadano applicati in modo sano sui diversi territori“. Quindi citando ad esempio Autovie Venete, “un modello virtuoso gestito “al 100% in house”, Patuanelli ha aggiunto che “non sono favorevole che tutta la gestione di 3.000 chilometri vada ad un unico soggetto”, individuando una ipotetica soluzione attraverso una gestione “infraregionale”.
Max