Austerity, scontro tra Parigi e Berlino – di Barbara Laurenzi

Si era impegnata a scendere sotto il 3 per cento fin da quest’anno, ma l’obiettivo sarà raggiunto solamente nel 2017. Parigi si ribella all’Europa, con il governo francese che si rifiuta di adottare nuove misure di austerità e prevede, nella legge di bilancio per il 2015, un deficit che quest’anno si attesterà al 4,4% del Pil, l’anno prossimo si restringerà al 4,3%, nel 2016 scenderà al 3,8% e solo nel 2017 andrà al 2,8%, cioè sotto il tetto del 3%.

“Abbiamo preso la decisione di adattare il passo di riduzione del Pil – ha spiegato il ministro delle Finanze, Michel Sapin – alla situazione economica del paese. La nostra politica economica – aggiunge Sapin – non sta cambiando, ma il deficit sarà ridotto piu’ lentamente del previsto a causa delle circostanze economiche”. Sapin prevede una crescita economica stentata dello 0,4% quest’anno, seguita da un +1% nel 2015, +1,7% nel 2016, +1,9% nel 2018 e solo nel 2018 e nel 2019 il Pil tornera’ a crescere del 2%. “Le nostre prospettive economiche – ha ammesso Sapin – non sono quelle previste qualche mese fa”.

Il prossimo mese la commissione Ue dovrà pronunciarsi sul bilancio della Francia e sarà proprio un francese, l’ex ministro dell’Economia, Pierre Moscovici, nuovo commissario per gli Affari economici di Bruxelles, a decidere come l’Unione europea dovrà rispondere alla decisione di Parigi di non rispettare gli impegni europei. La reazione tedesca alle decisioni francesi non si è fatta attendere. “Tutti gli stati dell’Unione europea facciano i loro compiti e rispettino pienamente gli impegni” ha replicato la cancelliera tedesca, Angela Merkel.

“Una crescita sostenibile di lunga durata – ha aggiunto Merkel – si può raggiungere soltanto sulla base di una solida politica di bilancio. Questo è alla base della credibilità dell’Unione europea”. “Non siamo al punto – ha aggiunto – in cui possiamo dire che la crisi sia completamente alle nostre spalle. Per questo ora è importante per tutti rispettare pienamente gli obblighi e gli impegni in modo credibile. Questo può essere fatto soltanto dai singoli stati membri. È nella responsabilità di ciascuno stato fare i propri compiti per migliorare la competitività”.