Con il passare delle ore, ed alla luce delle perizie balistiche ed autoptiche, prende sempre più corpo l’ipotesi che a ferire a morte l’ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci, potrebbe essere stato il ‘fuoco amico’.
Attanasio e Iacovacci, l’autopsia rivela che sono morti nell’ambito di un conflitto a fuoco
Intanto, come ha potuto appurare il medico legale che ha eseguito l’autopsia dei due corpi, al Policlinico Gemelli, Attanasio e Iacovacci non sarebbero morti in seguito ad un’esecuzione, ma nell’ambito di un serrato conflitto a fuoco.
Come ha infatti rivelato l’esame, l’ambasciatore italiano è stato raggiunto da due colpi all’addome mentre, il carabiniere (anch’esso centrato da due colpi), è stato colpito nell’area del fianco e alla base del collo, dal quale è stato estratto un proiettile esploso da un Ak47. A differenza degli altri, in questo caso l’ogiva non ha trapassato il corpo, in quanto probabilmente ‘stoppata’ dall’avambraccio sinistro di Iacovacci, dove sono state riscontrate fratture multiple.
Attanasio e Iacovacci, all’origine dell’imboscata dei ribelli il rapimento del diplomatico
Sul fronte delle indagini ha infatti destato grande perplessità l’eventualità di un’esecuzione, seguita ad un tentativo di rapina. In realtà, come ebbe modo di confidare nell’ambito di un’intervista lo stesso Attanasio a Diego Bianchi, il giornalista di ‘Propaganda’, in questo angolo di Africa, tale è la ramificazione sociale dei ribelli, da far che si che siano sempre perfettamente al corrente di ogni minimo spostamento da parte degli ‘occidentali’. Molto più probabile quindi che, ‘avuta notizia’ del passaggio del ‘corteo diplomatico’, sia stata organizzata un’imboscata per rapire il nostro ambasciatore a scopo di ricatto. Un’azione in parte vanificata dall’immediata reazione dei soldati di scorta i quali, potrebbero aver reagito sparando all’impazzata, e causando così il ‘tragico errore’. Non a caso, giunti sul posto, i nostri investigatori hanno subito chiesto di poter effettuare dei rilievi sulle armi usate dalla scorta.
Attanasio e Iacovacci, quando il ‘fuoco amico’ Usa uccise a Bagdad il nostro agente Calipari
Certo, vista l’implicazione ‘diplomatica’ (sebbene i militi siano locali, l’ambasciatore era sotto la ‘protezione armata’ delle Nazioni Unite), qualora venisse anche accertato che a monte delle due morti si celi l’incapace ed affrettata reazione di uomini poco preparati, sarebbe a dir poco imbarazzante.
Purtroppo quella del fuoco amico, specie in paesi dove la ‘legalità’ è ad appannaggio di guardie armate ma poco pratiche, e di una confusione totale, è una costante. In molti ricorderanno ad esempio la drammatica morte del nostro agente segreto del Sismi, Nicola Calipari, erroneamente ucciso a Bagdad il 4 marzo del 2005 dal fuoco amico Usa, mentre scortava in auto la giornalista Giuliana Sgrena, appena liberata.
Attanasio e Iacovacci, domani alle 9.30 le esequie a Santa Maria degli Angeli
Intanto domani mattina alle 9,30, nella basilica di Santa Maria degli Angeli (a Roma), avranno luogo le esequie dei due nostri sfortunati compatrioti.
Venerdì alle 14.30 si celebreranno i funerali del carabiniere, anche nella sua città natale, Sonnino (Latina), presso l’Abbazia di Fossanova.
Max