LUnione europea sta studiando un piano di emergenza per spostare migliaia di migranti dalle isole greche per risolvere parzialmente il problema del sovraffollamento e soprattutto per fare spazio alla probabile nuova ondata di rifugiati siriani nel caso delle truppe di Assad, sostenute dalla Russia, ha dovuto attaccare la città di Idlib. Del piano – scrive il Financial Times questa mattina – e si occuperebbe direttamente del commissario europeo per la migrazione, il greco Dimitris Avramopoulos, in contatto con alti funzionari governativi ad Atene e in procinto di incontrare direttamente il primo ministro Alexis Tsipras.
Inizialmente, Bruxelles mira a evacuare almeno 3.000 persone. Al momento secondo le agenzie delle Nazioni Unite, 30.000 persone hanno già lasciato larea Idlib a causa di attacchi aerei, mentre una battaglia terrestre su larga scala potrebbe causare altri 800.000 sfollati. Questa settimana, lo stesso presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha affermato che impedire un disastro umanitario nellenclave siriana deve essere “la nostra prima preoccupazione”.
Lidea è di aiutare la Grecia a svuotare i campi delle isole portando rifugiati sulla terraferma, al fine di creare spazio per accogliere eventuali nuovi arrivi. I primi 3000 a lasciare dovrebbero appartenere a gruppi vulnerabili che hanno già presentato domanda di asilo. Attualmente i campi sono sovraffollati: costruiti con una capacità di 6000 persone, ospitano più di 17 mila. Un esempio è il centro di Moria, sullisola di Lesbo, pieno di schiaccianti e oggetto di rapporti drammatici che parlano di violenza e abusi sessuali.
Il denaro non è un problema per Bruxelles, il punto è come accelerare la risposta alle domande di asilo e dove mettere le persone. La Turchia ospita già 3,5 milioni di sfollati in seguito allaccordo da 6 miliardi di euro concluso nel 2016 con lUnione europea. Non è chiaro se in caso di escalation Idlib Ankara aprirà i confini a nuovi rifugiati, in quanto non è sicuro se li ospiterà o li lascerà sulle barche che vanno in Grecia.