E’ stato sentito per tre ore come persona informata sui fatti il dipendente della Regione Lazio di Frosinone intestatario dell’account ‘bucato’ dagli hacker che hanno attaccato il Centro di elaborazione dati regionale. A svolgere l’atto istruttorio negli uffici della Questura di Frosinone sono stati gli agenti del Cnaipic (Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche) della Polizia Postale che indagano sull’offensiva coordinati dalla procura di Roma.
Intanto vanno avanti gli accertamenti che la Polizia Postale sta svolgendo in collaborazione con l’Europol e l’Fbi e che mirano a chiarire l’origine e a verificare eventuali similitudini con attacchi con ransomware cryptolocker avvenuti in Italia e anche all’estero, come quello a un oleodotto americano a maggio scorso. Sull’offensiva indagano i pm del pool reati informatici e dell’antiterrorismo coordinati dal procuratore capo Michele Prestipino e dal procuratore aggiunto Angelantonio Racanelli. Nel fascicolo, contro ignoti, i reati ipotizzati sono quelli di accesso abusivo a sistema informatico, tentata estorsione e danneggiamento di sistema informatici, con l’aggravante delle finalità di terrorismo.
Nella giornata di ieri sono stati estratti ‘aggirando’ il ransomware i dischi di backup dai server rimasti bloccati dopo l’attacco hacker e non sarebbero compressi.