(Adnkronos) – “La guerra in Ucraina nel suo protrarsi tende comunque ad allargarsi, questo magari non è avvenuto nelle regioni limitrofe in cui si pensava che potesse avvenire lo scontro addirittura tra Nato e Federazione Russa, ma questo non ha significato che la guerra non si sia comunque ampliata e che lo scontro avvenga alle frontiere dell’Europa, ed in questo Israele è entrata negli obiettivi”. E’ questo il ragionamento che Arduino Paniccia, presidente della Scuola di Guerra Economica e di Competizione di Venezia (Asce), fa con l’Adnkronos sottolineando che quando temevamo un allargamento del conflitto ucraino “non abbiamo pensato che potesse essere un allargamento alla frontiere della Ue, fuori dalla Nato, in Africa, in Medio Oriente, nel Caucaso”.
“La sensazione è che qui non si tratti solo dei terroristi di Hamas, qui si tratta di una strategia molto più sofisticata” spiega l’analista di strategia militare e geopolitica, che descrive l’attacco come “un vero e proprio atto di guerra”, reso possibile dall’attuazione di “un accecamento dei sistemi digitali di sicurezza attraverso un poderosissimo attacco cyber e di hacker” e l’adozione di “nuove tattiche e tecniche per le quali sia sono ispirati agli ucraini” che hanno mostrato “che si poteva battere un esercito molto più forte e armato”.
Ma nulla di tutto questo poteva avvenire “senza uno sponsor di portata internazionale, che considerata la situazione appare essere l’Iran”, sottolineando come anche la cattura degli ostaggi “richiama eventi storici lontani ma sempre che fanno capo ad una gestione iraniana”.
Per Paniccia quello degli ostaggi è un nodo della vicenda perché “costringe a trattare, come pare stia avvenendo, per evitare una reazione durissima immediata” e “poi davanti all’opinione pubblica mondiale per la prima vota mostra Israele non forte e risoluto ma debole di fronte al nemico” incassando “una perdita nella guerra mediatica che sicuramente Hamas e dietro le quinte l’Iran che hanno messo in atto con capacità e dispiegamento di mezzi”.
Secondo Paniccia quindi, dal momento che l’attacco di Hamas è il frutto di una strategia più ampia,la questione degli ostaggi porrà Israele di fronte alla necessità di “un ripensamento rispetto all’azione immediata che è sempre stata la risposta tipica per un’analisi più approfondita di quello che sia il vero stato dell’arte del fronte non è solo un fronte che riguarda solo Israele, quindi l’analisi che dovrà fare Israele sarà un’analisi con i suoi alleati, con l’Occidente”.
Infine, la posizione della Russia che viene considerata “ambivalente”, ricordando che Mosca “ha tenuto rapporti ottimi con Israele è però inevitabilmente un partner dell’Iran in maniera crescente” nella parte “militare ma probabilmente anche economica che si va pian piano consolidando se continua la guerra in Ucraina. Quindi – conclude Paniccia – anche Putin dovrà mettere sul piatto le due cose, proseguire con i buoni rapporti con Israele o pian piano magari anche sotto traccia dare una mano all”alleato’ iraniano, che fa parte di uno schieramento che ha permesso alla Russia non solo di resistere, di non crollare quando c’e’ stato il caso Wagner e di continuare ad avere armamenti e supporto dalla pare asiatica”.