Ancora una ulteriore, deleteria e anche un po triste pagina di dissidi e di contrasti è quella che si registra in queste ore per ciò che concerne una delle più antiche diatribe, in ambito di evoluzione democratica tra istituzioni e mondo della comunicazione, ovvero sia quella tra la politica o alcuni politici, o per meglio dire ancora, alcune frange politiche nella fattispecie ed i giornalisti.
E di queste ore infatti il nuovo attacco del vicepremier e ministro Di Maio nei confronti della stampa, con quella frase che ormai ha fatto il giro degli organi di informazione e, in tempo di social, anche dei portali network più diffusi. Quando ci vuole, ci vuole: i giornalisti peccano di disonestà intellettuale”, ha infatti detto il leader del Movimento Cinque Stelle, mentre si registra unaltra pagina di contestazione e di scontro dialettico a corollario tra Annunziata e Bonafede.
La posizione critica del leader dei pentastellati è da considerarsi per molti un vero e proprio attacco verso la libertà di stampa, ed arriva in seguito alla decisione da parte della magistratura di assolvere il sindaco di Roma Virginia Raggi dalle oramai annose questioni romane, come alcuni le hanno definite. Loccasione era propizia per mettere un punto e elevarsi, in qualche modo, a manifesti di onestà e correttezza e anche elevare limportanza del lavoro delle autorità giurisprudenziali chiamate a dare una risposta. Eppure è diventata loccasione invece per un nuovo jaccuse nei confronti degli organi di informazione. Dal momento in cui si è aperto il dibattito, anzi, la contestazione, le parole espresse in questa ottica sono state davvero tante. In particolare quelle del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. “Ciascuno ha il suo stile, non avrei usato quei termini, ma non commento post di colleghi che esprimono il proprio pensiero. Le parole sono riferite appunto al modo in cui Di Maio si è espresso sulla questione, ovviamente. Non mi scandalizzano quei termini, mi scandalizzano di più i due anni di massacro e fango sulla Raggi”. Così il guardasigilli ospite di Lucia Annunziata a Mezzora in più, ha risposto a una domanda sulle accuse da parte del Movimento 5 Stelle ai giornalisti, definiti pennivendoli e puttane, dopo lassoluzione del sindaco di Roma. Davvero parole dure quelle usate dal giovane leader politico Luigi Di Maio che ha poi confermato gli attacchi: “Quando ci vuole, ci vuole. Nessun passo indietro”. Con questi termini si è infatti espresso Di Maio a La7 durante Non è lArena guidata come sempre da Massimo Giletti. Per arrivare anche ad aggiungere: “Il processo alla Raggi è stato trasformato nel processo ad Al Capone. Posso avere il diritto di arrabbiarmi?”, insiste Di Maio. Per il vicepremier i giornalisti hanno “reagito come una casta” e la categoria invece di condannare gli attacchi a mezzo stampa, adesso “vuole cacciare me dallordine dei giornalisti, visto che sono pubblicista, e faranno i falsh mob contro di me”. La realtà, sostiene ancora Di Maio, è che “troppi giornalisti peccano di disonestà intellettuale”.
E evidente come questa storia non sarà certo arrivata allepilogo e che potrebbero esserci ulteriori strascichi.