(Adnkronos) –
“Atlantia è un’azienda che sta cambiando e che vuole cambiare” e in questo rinnovamento “puntare sulla sostenibilità e sull’innovazione” per raggiungere questo obiettivo “la vedo una scelta strategica da parte della società, una scelta di valore e molto intelligente, una scelta molto ‘competitiva’ per l’azienda”. E’ lo scenario delineato da Stefano Pogutz, docente e responsabile del Major in “Green management e sustainability” all’Università Bocconi, conversando con l’Adnkronos della nuova scacchiera su cui Atlantia sta giocando innovative mosse orientate alla sostenibilità e alla mobilità integrata. Pogutz, vede questo orizzonte “coniugato con un’azienda che sta guardando avanti, che ha capito che integrare nel piano strategico la parte Esg (Environment Social Governance ndr.) è fondamentale perché si generano opportunità, perché c’è allineamento con le aspettative dei mercati finanziari e perché intercetta quelli che saranno i consumatori di domani”. “Se un’azienda opera nel mondo allargato dei trasporti, con il digitale e nuove forme di mobilità più sostenibile”, e di fatto si muove nel territorio delle “clean technology, va dunque a prendere una delle miniere di valore dei prossimi anni” osserva. Quindi, “avere questo tipo di obiettivi, “avere un piano industriale di decarbonizzazione serio vuol dire impegnarsi e con questo impegno, e questa dichiarazione di intenti, vuol dire anche avere una posizione interessante per i mercati perché chi fa questo tipo di scelte diventa appetibile per i mercati” in quanto “genera valore nel medio e lungo periodo” chiarisce ancora Pogutz tra i ricercatori accademici italiani ‘pionieri’ della ‘corporate sustainability’, della sostenibilità driver di nuovi business e coniugata con la finanza.
Atlantia, osserva inoltre Pogutz, “ha ripreso l’ingaggio con le comunità e anche questo genera valore”. “Atlantia è un’azienda che insiste sulle comunità, quindi, guardando avanti e dopo l’esperienza passata, si deve prendere atto che con le comunità bisogna collaborare
e creare un ‘valore condiviso’ e quando questo diventa un elemento portante del Piano Strategico, che comprende le comunità a livello sociale così come la biodiversità”, ebbene tutto ciò “diventa un tema su cui il mercato rivolge la sua attenzione perché sei meno rischioso e quindi” come società “sei in grado di generare valore”. L’ingaggio con la comunità, spiega Pogutz, si lega a tutto il grande tema della mobilità integrata che “presuppone la convergenza di tecnologie e seguire un nuovo modello di business in cui l’azienda diventa l’orchestratore di una serie di soluzioni”. E “nella capacità di orchestrare le diverse soluzioni, la società diventa difficilmente imitabile e ottiene così un vantaggio competitivo che, al contempo, genera valore per l’ambiente e la collettività”. Il professore indica questo scenario come “una di quelle opzioni che, se messa a terra bene, è in grado di generare valore sulle ben tre dimensioni: quindi di ‘win win win’, riguardo il profitto per gli azionisti – e cioè quella parte che noi chiamiamo prosperity, ma vincente anche per la parte people e per la parte planet”, ovvero per la società e per la tutela dell’ambiente. “E’ un tema sicuramente centrale. Pone anche la realtà dell’azienda -argomenta ancora il professore della Bocconi- sulla frontiera perché la competizione si gioca sempre di più oggi su queste idea di piattaforme integrate e sempre meno sulla vendita di prodotti, servizi o semplicemente sul tema dei processi”. “A volte la capacità di lavorare sulla pluralità di soluzioni tecnologiche, in questo caso che dovranno essere green, e di interagire nel far parlare diversi soggetti è il fattore su cui si configura la sostenibilità economica e anche ambientale e sociale delle aziende” scandisce infine lo studioso, tra i primi ricercatori accademici italiani ad esplorare le complesse facce della sostenibilità. (di Andreana d’Aquino)