AstraZeneca ai giovani, sì o no? Il vaccino in Italia torna alla ribalta dopo i casi di trombosi in soggetti giovani, ricoverati dopo la somministrazione di una dose del farmaco che è raccomandato per gli over 60. Il professor Franco Locatelli, coordinatore del Cts, evidenzia la necessità di una ”riflessione” sul tema.Ad AstraZeneca nelle ultime settimane, caratterizzate da sempre più frequenti Open Day, si sono avvicinati cittadini più giovani. La modalità di somministrazione non è condivisa da tutti gli esperti, che assumono posizioni differenti: si va dalla richiesta di posizioni più nette da parte dell’Aifa alla limitazione di AstraZeneca a fasce ben definite, vista la disponibilità di altri vaccini e l’immunizzazione già ottenuta per una porzione rilevante della popolazione.
“Sul vaccino AstraZeneca serve una posizione chiara e definitiva di Aifa. Basta il balletto delle comunicazioni e delle raccomandazioni che hanno cambiato le fasce d’età per questo vaccino, con errori enormi di comunicazione dell’Agenzia del farmaco e del ministero della Salute. Non ha fatto bene a questo vaccino anti-Covid che i dati inglesi ci hanno sempre detto che funziona benissimo. Ora però, visto anche l’impatto di questi errori sull’opinione pubblica italiana, si decica da domani se il vaccino AstraZeneca non si deve più usare e ci si attrezzi per fare solo vaccini a mRna”, dice all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova. “La strategia vaccinale punti su Pfizer, Moderna e poi su CureVac. Ma deve essere una scelta politica – precisa – L’opione pubblica è inferocita sul vaccino AstraZeneca, le istituzioni non possono lasciare da soli i medici e le Regioni a difenderli”.
AstraZeneca “è un vaccino sicuro ed efficace. In alcuni casi, però, c’è un’associazione rarissima con una complicanza”, le trombosi rare. Sulla fascia di età dell’utilizzo di questo vaccino “sono state date indicazioni, ma c’è un problema di coerenza rispetto a queste indicazioni. Se c’è un’alternativa” ad AstraZeneca nei giovani, “va usata quest’alternativa”. Lo afferma Andrea Crisanti, ospite a ‘L’aria che tira’ su La7, commentando i dubbi crescenti sulla somministrazione del vaccino AstraZeneca ai 18-20enni durante gli Open Days nelle varie regioni.
Ricordando che “c’è un processo che avviene naturalmente per ogni vaccino, che viene autorizzato con determinate indicazioni. Via via che si accumulano i dati, il perimetro delle indicazioni cambia. Questo sta accadendo con AstraZeneca – sottolinea – C’è bisogno di chiarezza, che può arrivare dai dati e dalla trasparenza, dalla condivisione dei dati con la comunità scientifica”.
“Per il vaccino di AstraZeneca potrebbe essere utile valutare una limitazione dai 50 anni in su per le donne e dai 40 in su per gli uomini come elemento prospettico. Ma a deciderlo deve essere l’Aifa in modo che sia ufficiale. Non basta una indicazione o una comunicazione”, è la posizione del virologo Fabrizio Pregliasco, docente all’Università Statale di Milano.
Nei casi specifici “si tratta di approfondire e verificare quello che è successo. Bisogna vedere – afferma Pregliasco – se si tratta effettivamente di casi con coaguli e bassi livelli di piastrine. Ad oggi – ricorda il virologo – sono 6 casi ogni milione di persone” le reazioni gravi al vaccino.
“Abbiamo delle indicazioni precise da parte dell’Agenzia europea del farmaco Ema, recepite dall’Agenzia italiana del farmaco Aifa”, su come utilizzare il vaccino anti-Covid di AstraZeneca ottimizzandone il rapporto rischi-benefici. “A queste indicazioni bisogna assolutamente attenersi” ed “è triste assistere ancora a messaggi che creano incertezza nella gente, con la conseguenza molto grave di incentivare l’astensione dalla vaccinazione”, afferma all’Adnkronos Salute Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano.
“Il rischio del vaccino anti-Covid di AstraZeneca per le donne sotto i 50 anni è infinitesimale e lo resta anche adesso. Tuttavia, da un punto di vista prettamente operativo e pragmatico, se si vuole un successo della vaccinazione fra i giovani usiamo un prodotto diverso, adesso che i vaccini ci sono in quantità adeguate. Così nessuno parla più”, è la riflessione di Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano e docente all’università Vita-Salute.
“La vaccinazione dei giovani – sottolinea all’Adnkronos Salute – è importante per spezzare la circolazione del virus, specie con la ripresa delle attività e delle scuole a settembre. Ma facciamola con altri vaccini e non con AstraZeneca, se ne abbiamo a sufficienza, come pare”. Clementi riflette sugli ‘AstraDay’ rivolti ai giovani, che sono finiti al centro di alcune critiche anche da esperti. “Si potevano evitare – ammette – Anche perché, mentre l’Agenzia europea del farmaco Ema ha aperto a tutte le età per i vaccini a vettore adenovirale, l’italiana Aifa è stata leggermente più stringente, più prudente, e ha suggerito un uso preferenziale sopra i 60 anni. La raccomandazione un debolissimo razionale ce l’ha”.
L’Ema ha anche messo a disposizione uno schema che mostra come il rapporto rischi-benefici del vaccino AstraZeneca sia più alto con il crescere dell’età. I giovani “sono consapevoli che non ammalano o si ammalano con sintomi lievi. Se fanno il vaccino, lo fanno per difendere i propri familiari fragili o anziani – riflette l’esperto – Incrementare la loro adesione può essere positivo, cerchiamo di favorirla. Possiamo riuscirci anche se, a fronte della vaccinazione, diamo maggiori libertà. Penso ad esempio alle tanto discusse discoteche: io non vedrei male che un vaccinato possa andare in discoteca a luglio, soprattutto se all’aperto”.
“Quanto è ancora indispensabile AstraZeneca per finire di mettere in sicurezza la popolazione? Non so, e non possono sapere con chiarezza, se i quantitativi previsti di questo vaccino sono indispensabili per chiudere l’operazione” di vaccinazione “e ridurre la circolazione del virus. Se questo si può ottenere con gli altri vaccini, farei a meno di dare” AstraZeneca “almeno alle giovani donne”, dice Galli, responsabile di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano. “In ogni caso” il vaccino “si è attirato troppi patemi, a questo punto è anche una questione di qualità di vita e serenità delle persone. Si valuti se è necessario andare avanti con questo vaccino. Se non è così, si tolga in certe fasce d’età”, dice.