AstraZeneca, trombosi rare e seconde dosi: le ultime news di oggi dall’Italia e dal mondo sul vaccino anti Covid dopo l’intervento dell’Ema e il cambio di passo nelle somministrazioni. Dopo la raccomandazione Aifa in Italia per il vaccino anglo svedese agli over 60, in Australia arriva invece lo stop al prodotto per gli under 50. In Francia richiami con un altro vaccino – Pfizer o Moderna – per gli under 55.
10.30 – “Io come operatore sanitario sono stato vaccinato con Pfizer. Ma tre membri della mia famiglia, tre giovani donne in Inghilterra e in Italia, sono state vaccinate con il vaccino di Oxford-AstraZeneca. E io raccomanderò a queste tre giovani donne di fare il richiamo. E’ importante che tutti lo facciamo, perché dato al tempo giusto dà il massimo di protezione” contro Covid-19. Lo ha spiegato Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano) e professore emerito dell’Humanitas University intervenendo a ‘Radio Anch’io’ su Rai Radio 1.
Parlando del richiamo con AstraZeneca, l’immunologo ha invitato: “Non facciamoci intimorire dai rarissimi eventi avversi. Sono quelli che succedono molto raramente anche quando veniamo trattati con eparina. E’ importante che le persone sopra i 60 anni si vaccinino con AstraZeneca, questo vaccino funziona nelle persone anziane, e faccia il richiamo chi è già stato vaccinato una prima volta”.
10.20 – “La verità sulla questione AstraZeneca? Questa è una delle storie più disgraziate della medicina moderna. Non perché il vaccino non funzioni, anzi, funziona bene. Ma è come si è arrivati a questo risultato che ha creato perplessità e paure nella popolazione. Ovvio, quindi, che ci sia tanta gente che quando sente quel nome dice no: tutta colpa dei pasticci in fatto di comunicazione”. Parola di Giovanni Di Perri, professore e responsabile delle Malattie infettive all’ospedale Amedeo di Savoia di Torino, in un’intervista alla ‘Stampa’.
In che senso pasticci? “Siamo passati da un vaccino ad una dose, a due dosi. Poi continui cambi di idea sui tempi della seconda dose. Poi sull’efficacia: fino ai 55 anni, poi fino ai 60, ora si dice over 60. Passaggi che per un non addetto ai lavori sono sconcertanti. E generano insicurezza”, commenta. Ma non dovrebbero decidere Ema ed Aifa? “Il guaio è che qui non ha deciso nessuno, e allora mi domando a cosa servono questi organismi? Sentire Locatelli dire che quel vaccino va bene per gli over 60 mi lascia perplesso”. Si immagini i cittadini: uno su quattro dice no. “Le loro obiezioni sono sacrosante. Ma poi bisogna spiegare che conteggiando le dosi fatte in Inghilterra, e analizzando i dati, si scopre che AstraZeneca ha avuto 1,6 casi di reazioni avverse per ogni milione di vaccinati. E questo è confortante”. Resta il fatto che i frigoriferi sono vuoti e le dosi in Italia non arrivano. Non è vero? “Vero”, risponde Di Perri.
“Guardi, Draghi ha fatto bene a dirlo: basta con le interpretazioni regionali. Certe categorie possono aspettare: prima si mettano in sicurezza i più fragili”, sottolinea Di Perri. Quindi l’Italia ha sbagliato per un bel po’? “Il governo centrale a volte un po’ è mancato. Ma resta il fatto che adesso mancano i vaccini”. E allora come si fa? “Speriamo in Johnson & Johnson che, se rispetta gli accordi, ci permetterà di andare veloci”. Ma stiamo parlando del futuro. Intanto la gente è stremata. Si può riaprire? “Andiamoci cauti”, avverte Di Perri. “Se avessi 30 milioni di dosi e potessi decidere io, farei lockdown duro per 15 giorni. Nel frattempo immunizzerei 30 milioni di persone. E poi si riapre. Ora, io capisco chi è sfinito, i problemi del lavoro, la gente che protesta, ma se riparte il virus, e con tutte le varianti in circolazione, sono guai”. Come se ne esce? “Aspettando le forniture. Nel frattempo si tentenna. Si media. E non vabene”.
10.02 – “Nessun vaccino è sicuro al 100%”. Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani, parte da questa premessa per sottolineare, in un’intervista al ‘Corriere della sera’, che “è invece sicuro al 100% che senza il vaccino continueranno a morire centinaia di persone al giorno”.
“Nessun medicinale è esente da rischi – ribadisce Ippolito – e gli anti Covid-19 non fanno eccezione. Vaccini ultra sicuri e ampiamente utilizzati da decenni hanno anch’essi una percentuale di eventi avversi. Quando proteggiamo i nostri bambini contro il morbillo li esponiamo al rischio – uno su un milione – di sviluppare una complicanza encefalitica acuta. Ma se non li vaccinassi-mo il rischio sarebbe 500 volte superiore”. E per il Covid? “L’Università di Cambridge ha elaborato un modello matematico che stima qual è il rischio di severi eventi avversi dovuti alla vaccinazione e quale il rischio di finire in terapia intensiva per Covid-19 non vaccinandosi. Ebbene, per una incidenza simile a quella attuale in Italia (200 casi per 100.000 abitanti a settimana), il rischio no-vax è set-te volte maggiore al rischio vax per i 20-29enni, 30 volte maggiore per i 30-39enni, 100 volte maggiore per i 40-49enni, 240 volte maggiore per i 50-59enni, 640 volte maggiore per i 60-69enni”.
“La posizione del governo italiano” sul vaccino AstraZeneca, raccomandato per gli ‘over 60’, “in linea con quella di altri grandi Paesi dell’Unione europea come Francia e Germania, è stata ispirata al principio della massima precauzione. Questi rari eventi trombotici associati a bassi livelli di piastrine – chiarisce Ippolito – si sono verificati soprattutto in persone al di sotto dei 6o anni, per lo più di sesso femminile: da qui la raccomandazione per un uso preferenziale sopra i 6o anni. Nei soggetti anziani la valutazione tra benefici e rischi è assolutamente maggiore considerando il rischio di sviluppare una malattia grave, la necessità di terapia intensiva e del rischio di morte”.
9.55 – “No, non c’è stata” una svista in termini di priorità per il vaccino anti-Covid, “perché si era già data la priorità a ultraottantenni e ospiti delle Rsa e pazienti fragili e poi il criterio dell’età era già previsto. Si è rinforzato questo tipo di indicazione sulla base dell’evidenza scientifica di chi rischia di più”. Lo ha puntualizzato il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, intervenendo a ‘Buongiorno’ su Sky Tg24.
“Ed ora è assolutamente importante che nella fascia d’età fra 60 e 79 anni ci sia una larga adesione al vaccino di AstraZeneca che offre chiarissimi vantaggi e benefici in termini di protezione. Uno studio finalizzato dall’università di Cambridge ha rapportato il rischio di reazioni avverse di tipo tromboembolico al vaccino AstraZeneca e il rischio di finire in rianimazione per Covid e in questa fascia età c’è un rischio di 640 volte superiore” legato alla malattia. “Credo che i numeri parlino da soli”, chiosa Locatelli.
9.31 – AstraZeneca in Francia e seconda dose, cambio di passo. Le persone sotto i 55 anni che hanno ricevuto la prima dose di vaccino faranno infatti il richiamo con Pfizer o Moderna. Lo ha anticipato il ministro della Salute, Olivier Veran, mentre l’annuncio ufficiale è previsto nelle prossime ore. “Sarà confermato oggi. E’ perfettamente logico”, ha dichiarato Veran a ‘Rtl’ precisando che l’annuncio arriverà dall’Alta Autorità per la Salute (Has). Le autorità sanitarie francesi hanno raccomandato la somministrazione del vaccino AstraZeneca solo agli over 55.
9.06 – Vaccino AstraZeneca, le autorità australiane hanno deciso di sospendere la somministrazione per le persone di età inferiore ai 50 anni per i rischi di trombosi, sottolineando comunque che i benefici contro il coronavirus sono superiori ai rischi. Nell’annunciarlo, il primo ministro Scott Morrison ha detto ai giornalisti di Canberra che il governo australiano aveva preso le “precauzioni necessarie” e ha agito in base al “miglior consiglio medico”, sebbene la decisione sia stata una delle “battute d’arresto strazianti” nel percorso australiano contro il Covid-19. Finora in Australia sono state somministrate 400mila dosi del vaccino prodotto da AstraZeneca e dall’Università di Oxford. Lo stop di AstraZeneca rallenta la campagna vaccinale in Australia, che non riuscirà a rispettare l’obiettivo che si era prefissato di vaccinare quattro milioni di persone entro aprile.