Walter De Benedetto, 49 anni, è stato assolto. Lo ha deciso il giudice del tribunale di Arezzo, Fabio Lombardo, dichiarando che De Benedetto “coltiva cannabis non con finalità di spaccio ma per uso medico”. “Il fatto non sussiste”: caso chiuso.
La vicenda è arcinota. De Benedetto, affetto da una grave forma di artrite reumatoide, aveva allestito una mini-serra nel suo giardino per coltivare cannabis per uso terapeutico. Ne aveva bisogno per trattare il dolore cronico della malattia. Un’iniziativa per sopperire alla mancanza e carenza di cannabis terapeutica, riconosciuta nel 2007 dal decreto Turco, nelle farmacie ospedaliere. Troppo poco un grammo al giorno, fornito dal servizio sanitario, per lenire quella sofferenza “che non aspetta”.
“Ce l’abbiamo fatta, finalmente”, hanno commentato i legali di Walter. Ora però spetterà (e in fretta) al legislatore colmare un vuoto normativo sulla produzione, distribuzione e prescrizione della cannabis.
De Benedetto non era presente in aula a causa delle precarie condizioni di salute, ma il sostegno è arrivato dai Radicali italiani, in presidio davanti a diciannove tribunali di diverse città.
“Siamo qui davanti al tribunale di Roma – ha detto Massimiliano Iervolino, segretario Radicali Italiani prima dell’assoluzione – per esprimere massima solidarietà a Walter De Benedetto, processato per aver auto-coltivato della cannabis che gli serve per alleviare dei dolori. La legge del nostro Paese sulla questione della cannabis è criminogena. Non dovrebbe attaccare le persone che vogliono auto-coltivare, così come dice la sentenza del 2019 della Corte di cassazione, invece purtroppo lo fa”.
Mario Bonito