Marco Minniti ha appena ammesso ciò che da più parti era trapelato. Arrivato lannuncio della sua candidatura a guidare il Pd. Lex ministro degli Interni, tuttavia, si meraviglia già dei rischi che la lotta fra i sette candidati consegnerà il partito a un punto morto. Lo fa parlando a In Mezzora, di Lucia Annunziata. “Il compito di tutti è quello di indurre qualcuno a raggiungere il 51%” per essere eletto segretario del Partito Democratico, altrimenti si sancirebbe che il Partito Democratico sia una confederazione di correnti “.
Il problema è connesso al complesso meccanismo dello statuto del Pd. Alla sfida delle primarie – in una data che deve ancora essere fissata – arriveranno infatti i primi tre votati, ma se nessuno avrà il 50% più uno nei gazebo la parola decisiva sarà allassemblea. “Se non raggiungo il 51%, preferisco qualcun altro”, ha aggiunto Minniti.
Marco Minniti in queste ore ha tenuto a ripetere soprattutto che non sarà lui lo sfidante Renziano. “In campo cè solo Marco Minniti”, ha detto a Repubblica. Essendo stato tra coloro che non hanno esagerato lodandolo quando era al potere – ha detto lex primo ministro – non ho bisogno di prendere le distanze. “E annuncia un programma basato sul recupero del rapporto con le classi inferiori: è necessaria la sinistra riformista. Il più debole si sente abbandonato. Anzi, addirittura biasimato. Quello spazio era occupato dai nazionalpopulisti. Basta vedere cosa è successo nelle nostre vacanze “, spiega, un progetto basato su otto parole chiave.
Lex ministro degli Interni dovrà sfidare il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e il molto probabile candidato, segretario uscente Maurizio Martina che ieri, nellassemblea nazionale del partito a Roma, ha parlato di una “squadra” per la segreteria. Sul campo in vista del congresso ci sono anche le candidature di Matteo Richetti, Cesare Damiano e Francesco Boccia.