Arresti nella provincia di Napoli per armi e droga –di Gianmarco Chilelli

 

Questa mattina all’alba un colpo è stato assestato al crimine organizzato nella zona della provincia di Napoli. Dal 13 maggio infatti la Direzione Distrettuale Antimafia partenopea cercava di catturare i possibili proprietari di fusti di metallo interrati contenenti armi e droga. L’ordinanza di custodia cautelare è stata diramata nei confronti di sei esponenti dei clan Nuvoletta e Polverino. I sei camorristi, appartenenti a clan operanti nelle zone di Quarto, Marano di Napoli e Calvizzano, sono stati catturati poco dopo la partecipazione ad una riunione del Gotha della Camorra nella provincia napoletana. Un duro colpo per i clan definiti “minori” per grandezza ed importanza ma non per questo meno pericolosi o violenti nei confronti della cittadinanza. Lo dimostra il fatto che all’interno dei fusti sono state rinvenute diverse armi tra cui bazooka e bombe a mano assieme a diversi chilogrammi di hashish. Le accuse nei loro confronti sono infatti detenzione e spaccio di stupefacenti e detenzione illecita di armi comuni e da guerra. È proprio una nuova guerra di Camorra che potrebbe nascondersi dietro la costituzione di un tale arsenale. Si attenderà ora il processo che, ci si auspica, avvenga in tempi brevi, affinché criminali così pericolosi siano assicurati alla giustizia per molto tempo, ma soprattutto affinché si cominci un processo di liberazione per delle zone che, nel chiedere aiuto alle istituzioni, spesso sentono un forte senso di abbandono. La povertà e l’abbandono sono infatti le condizioni in cui non solo la Camorra ma ogni tipo di organizzazione criminale affonda le proprie salde radici, riuscendo talvolta a sostituirsi allo Stato e ad accattivarsi il favore di cittadini in cerca solo di lavoro o sicurezza. Questo lo strano paradosso del fenomeno del crimine organizzato, utilizzare la violenza e l’intimidazione per il controllo su sicurezza ed economia in una certa zona permette di arrivare non solo al rispetto di natura intimidatoria, ma anche alla stima di cittadini, che vedono nel clan il distorto surrogato di istituzioni amiche. Dunque risulta evidente che le azioni delle forze dell’ordine vengono a volte vanificate dall’ assenza di iniziative politiche e di campagne di sensibilizzazione a partire già dalle scuole primarie, che siano volte a distruggere il retaggio di cui le organizzazioni di stampo mafioso si nutrono.