Con la partecipazione di giovani disoccupati: ai prescelti, vista la mancanza di pregiudizi in materia di protesti bancari, in cambio di un irrisorio compenso economico, veniva fornita una busta paga, recante in intestazione il timbro INAIL, un modello Cud ed un Modello 730, tutti naturalmente sapientemente contraffatti da una commercialista della capitale.
Al fine di eludere i controlli delle società finanziarie sulle veridicità delle informazioni relative ai dati occupazionali forniti dai clienti, il sottoscrittore di un nuovo finanziamento, forniva un recapito telefonico, al quale rispondeva un membro dell’organizzazione che fingendosi datore di lavoro, confermava i dati. Ad essere truffate sono state grandi società finanziarie sparse sul territorio nazionale. L’attività investigativa dava modo di appurare che l’ingente quantitativo di denaro ricavato, tramite le operazione fraudolenti e quantificato dagli investigatori ben oltre i centomila euro, è stato riciclato ed utilizzato per l’acquisizione di attività commerciali (prevalentemente attività di ristorazione) situate in diversi comuni della Regione Lazio. Tali attività venivano sistematicamente intestate a soggetti “prestanome” che il più delle volte, coincidevano con gli stessi soggetti intestatari del finanziamento ma che poi in realtà venivano gestite dal sodalizio.
Nel corso delle indagini sono stati eseguiti, su disposizione della Procura della Repubblica del Tribunale Ordinario di Velletri, numerosi decreti di perquisizioni, che hanno portato al rinvenimento e sequestro di ingente materiale probatorio.
L’intero sodalizio criminale è risultato composto da persone insospettabili, come l’organizzatore, un impiegato statale, nonché la titolare dell’attività di ristorazione ed un commercialista, tutti indagati a piede libero.
A conclusione dell’attività, il Sindaco del Comune di Ariccia, su richiesta dei Carabinieri della Stazione di Ariccia, vista la gravità del reato contestato a carico di uno degli indagati, ha emesso un provvedimento di revoca della licenza di somministrazione di alimenti e bevande a carico dell’intestataria della fraschetta per la mancanza dei requisiti previsti dal Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza.
L’indagine ha permesso di far emergere un vero e proprio giro d’affari illegale con introiti economici nel corso degli anni di centinaia di migliaia di euro.