Anche gli “Amici di Grillo” di Ardea hanno voluto commentare la notizia che poco più di 24 ore fa è arrivata dal Tribunale di Velletri, che vede il sindaco Luca Di Fiori, l’assessore Petricca, il dirigente del comuna Cucuzza e altre figure rinviate a giudizio nel processo Necropolis.
“Non ci ha colto di sorpresa, affermano i grillini, semmai a sorprenderci è stata la scarsa tempestività con la quale la decisione è stata presa, come pure ci fa riflettere il particolare momento in cui è arrivata. Il nostro sindaco Luca Di Fiori è stato rinviato a giudizio, ossia, un giudice ha stabilito che ci sono elementi di indagine concreti da giustificare un processo a suo carico. Il reato ipotizzato è concussione, uno tra i più gravi che un pubblico amministratore possa commettere nello svolgere la propria funzione, e pesantissima è la pena prevista dai 6 ai 12 anni di reclusione. Ci sarà un primo livello di giudizio e probabilmente altri ne seguiranno. La vicenda non potrà considerarsi chiusa se non tra qualche anno. Un tempo infinito per la politica ad Ardea, dove la necessità di legalità è ormai tema di tutti i giorni. Gli Amici di Grillo non vogliono assolutamente in questa sede emettere in anticipo una sentenza, ma è per noi un obbligo riflettere sui risvolti politici che questo fatto comporta. Per noi che da sempre siamo impegnati nel perseguimento della trasparenza nella pubblica amministrazione è stato logico accogliere con favore il processo di cambiamento nella gestione della cosa pubblica, come pure abbiamo giudicato utile partecipare attivamente alle iniziative che il Sindaco ha intrapreso incamminandosi per questa via di trasparenza; una via scomoda e per certi versi pericolosa che corre nella direzione di trasformare in una casa di vetro i nostri uffici comunali. Certo, sono le recenti leggi sulla prevenzione alla corruzione che hanno imposto questo cammino, ma il Sindaco, contrariamente a molti altri suoi colleghi, ha recepito questa necessità. E si sarebbe conquistata anche la nostra fiducia se alle belle parole fossero poi seguiti i fatti. Invece ogni giorno abbiamo assistito alle contraddizioni sue e della stessa maggioranza. Quando i cittadini hanno chiesto a gran voce che si parlasse finalmente di legalità nel nostro territorio, è stato convocato un Consiglio straordinario dove si è voluto, e con forza, limitare l’argomento ai soli aspetti della lotta alla criminalità. Quando è stato proposto ai consiglieri di adottare il codice etico denominato “carta di Pisa” che tra l’altro prevede esplicitamente le dimissioni per gli amministratori rinviati a giudizio, pretestuosamente è stata rigettata la richiesta. Quando da più parti sono giunte richieste per una commissione di accesso nel nostro comune, lo stesso Sindaco ha voluto pubblicamente ribadire che nel nostro territorio non c’è mafia ed è dunque ingiustificata la richiesta. Il Sindaco non ha tuttavia perso occasione per sottolineare i grandi progressi volti alla radicale trasformazione della casa comunale. Ma c’è stridore tra le sue parole e i fatti che poi si verificano. Stridore che lascia spazio alle supposizioni peggiori: resta il dubbio che si sia voluto dare l’apparenza di cambiare tutto perché nei fatti nulla cambiasse. Ora il Sindaco ha tutto il diritto di rimanere fermo nella sua posizione e pretendere che sia eventualmente un giudizio definitivo a condannarlo, ma deve tenere conto che la sua casa è fragile e i suoi vetri sono ormai irrimediabilmente incrinati come irrimediabilmente lesa è anche la fiducia che in lui avevamo riposto. Ci auguriamo che il nostro primo cittadino non attenda che quella casa gli crolli irrimediabilmente addosso e che prenda subito la decisione più saggia per la salvaguardia di quanto di buono è stato fatto.