Il divorzio breveè legge. La Camera ha approvato la riforma delle norme sul divorzio italiano, a 41 anni dal referendum del 1974. Favorevoli hanno votato Pd, Sel, M5s, Scelta civica, Psi e Alternativa libera. Forza italia e Area popolare hanno dichiarato il loro sì lasciando, però, anche libertà di coscienza. La Lega Nord ha lasciato libertà di coscienza. Questo traguardo è stato ragiunto dopo circa dieci anni di discussioni in Parlamento. Il tempo di attesa tra separazione e divorzio scende a un anno se l’addio è giudiziale, ma se il divorzio tra i coniugi è consensuale il tempo scende a 6 mesi. E non cambia nulla se nella coppia ci sono figli minori. Cambiano anche le norme sul fronte patrimoniale: la comunione dei beni potrà essere sciolta nello stesso momento in cui si sottoscrive la separazione. La riforma potrà incidere sulle cause di separazione in corso, regalando tempi più brevi a chi aspetta il divorzio. Durante una fase della lunga discussione sulla legge, sembrava possibile anche che il divorzio non diventasse breve bensì lampo, ovvero con labolizione dei due gradi . Al Senato, infatti, la relatrice Rosanna Filippin, aveva tentato di inserire questo disegno di legge provocando una spaccatura nella maggioranza. I cambiamenti sostanziali sono tre: stabilire una disciplina transitoria, anticipare il momento della possibile proposizione della domanda di divorzio, anticipare anche il momento dell’effettivo scioglimento della comunione dei beni tra i coniugi. Pronta la reazione ritica di Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia: “Voto contro il ddl sul divorzio breve: no al matrimonio usa e getta soprattutto in presenza di figli. I bambini non sono un dettaglio: vanno tutelati sempre”. Negativa ovviamente la reazione di Famiglia cristiana, che in un editoriale attacca l’approvazione: “L’ennesimo attacco alla famiglia e ai figli sempre meno tutelati e vittime dell’irresponsabilità – attacca il settimanale dei paolini – tre anni è un tempo che diversi esperti, psicologi e mediatori familiari, considerano necessario per consentire alla coppia quantomeno di riflettere sulla propria decisione. Soprattutto se ci sono di mezzo i figli. Non sono poche le coppie, dopo un attento esame e una pausa di rimeditazione, hanno cambiato idea e non si sono più separate”. I dati parlano però solo di un 1% di coppie che cambiano idea.