Se fosse nato negli Usa, un personaggio come lui – oltre che attendere l’esecuzione capitale chiuso in una tuta arancione – rappresenterebbe per eccellenza il male incarnato. Un sadico ‘assassino’, per di più legato agli ambienti di quella fazione estrema della destra, che negli ani ’70 – così come gli ‘opposti rivali’ – timbrò col sangue molti episodi della nostra cronaca.
Negli anni infatti, oltre che per i suoi delitti raccapriccianti (ma continua a ripetere che sono soltanto una parte), si è più volte guadagnato gli onori delle pagine raccontando ‘qualcosa’ legato ai numerosi episodi luttuosi degli anni di piombo. Oggi poi, a far tornare nuovamente il suo nome sui giornali, la notizia della realizzazione di un docu-film sull’indimenticata ed orribile ‘strage del Circeo’.
Così, l’agenzia di stampa AdnKronos ha deciso di incontrare Angelo Izzo nel carcere di Velletri, dove sta scontando la sua pena. Ad oggi, a fronte di tante ‘rivelazioni’ postume confessate a stampa e magistrati (purtroppo non riscontrabili), tra i reati da lui commessi figurano appunto la strage del Circeo, e l’assassinio di madre e figlia, uccise – sadicamente – a Ferrazzano, in provincia di Campobasso, una volta rimesso in libertà.
“Non sento un bisogno di pace. Mi rendo conto che talvolta ho commesso cose crudeli, ma se pure provo dei rimorsi non mi sembra il caso di esibirli“, racconta alla cronista dell’AdnKronos, spiegando di non aver rimpianti tali da doverlo indurre a chiedere perdono: “Trovo poco estetico questa specie di mercato che intercorre tra rei e parenti delle vittime. Non appartiene al mio modo di essere e di fare”. Però, a fronte dei diversi stupri commessi, forse oggi almeno su questo Izzo la pensa diversamente, “Le violenze carnali che ho commesso – spiega – facevano parte di un modo di vivere sbagliato dei miei anni verdi. Avevano a che fare con l’idea che mi sentissi una specie di vichingo. Oggi penso siano atti sbagliati. Chi commette queste cose è un miserabile. Adoro le donne e penso siano meglio degli uomini”.
E dire che tempo fa, riconoscendo a ‘Chi l’ha visto?’ una giovane scomparsa 43 anni fa durante una vacanza, si era autodenunciato di aver partecipato al suo stupro e di essere stato testimone del suo truce assassinio. Ma così come accaduto per altri fatti simili da lui narrati, il tempo non ha potuto avallare queste confessioni: “Ci sono parecchie cose, ma sinceramente sono stanco di avere a che fare con investigatori ai quali dovrei fornire io le prove, oltretutto in gran parte si tratta di episodi datati”.
Ma attenzione, tiene a precisare, nel caso della scomparsa 17enne Raffaella Corazzin – che associò ai delitti commessi da una setta vicino al mostro di Firenze – non si è trattato di liberarsi la coscienza, “semplicemente volevo confessare alcuni dei fatti ai quali ho partecipato nell’ambito di una ricostruzione, chiamiamola storico-giudiziaria”.
Izzo che, come dicevamo, ha frequentato soprattutto certi ambienti politici, anche qui ne ha raccontate tante, come per il delitto di Piersanti Mattarella – fratello del Presidente – “Cercavo di far emergere una verità che all’epoca consideravo importante. Non mi sarebbe spiaciuto avere dei vantaggi riguardo alla pena. L’attenzione è l’ultima cosa che mi interessava. Ho parlato di centinaia di episodi riguardanti il terrorismo nero e la strategia della tensione. Mai ho avuto smentite o si sono trovati colpevoli diversi rispetto a quelli da me indicati”.
E dunque, tracciando un bilancio della sua vita, oggi Izzo si professa comunque un uomo totalmente diverso: “Non so dire cosa rifarei o al contrario eviterei. Impossibile tornare indietro. Certo oggi non vedo tante cose nello stesso modo in cui le vedevo, che so, a 20 anni. Se proprio ho un rimpianto è quello di aver ‘collaborato’ con grandi magistrati come Vigna, Mancuso, Borsellino, Guido Salvini, Grasso, cioè, gente che come me ci credeva, poi invece ho incontrato uno Stato incapace di fare giustizia. Se penso ai vari Sergio Calore e Italo Ceci, assassinati recentemente senza manco ottenere giustizia, sono nauseato…”.
Infine, mostrando ancora un alto senso dell’onore, tiene a ribadire che in merito alla strage di Bologna lui non ha mai chiamato in causa ne Cavallini, e ne Fioravanti. E che la storia la vicenda dei reperti organici all’interno della bara di Maria Fresu, vittima della strage, mai più ritrovata, “è una balla o un depistaggio…”.
Max