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Anestesia, l’ipnosi a volte è un buon sostituto: ma bisogna crederci

Ne abbiamo già parlato, esaltandone sia il risparmio economico (ed eventuali, gravi, conseguenze), che la convalescenza del paziente, non debilitato dal ‘sonno indetto’. Dunque, dal lettino dell’analista, l’ipnosi è pronta per essere spostata nelle sale operatorie, negli studi dentistici. Un’applicazione su larga scala quella dell’ipnosi, che apre nuove possibilità anche a chi (in caso di intervento), non tollera la sedazione o, peggio, l’anestesia medica. Attenzione però: questa particolarmente procedura volta a non farci sentire dolore, ha una particolarità, come avverte Sandra Nonini, 41 anni, medico anestesista rianimatore all’ospedale Niguarda di Milano, “funziona solo se ci credi: nessuno può essere ipnotizzato se non lo vuole, e in trance non dici né fai niente che tu non voglia dire o fare: l’ipnosi non toglie mai il libero arbitrio”. L’esperta (del Servizio di anestesia e rianimazione 3 – Terapia intensiva post-chirurgica di Niguarda), ambisce a “creare un’équipe multidisciplinare dedicata all’ipnosi” con il Centro italiano di ipnosi clinica e sperimentale (Ciics) di Torino, in attività dai lontani anni ’70 grazie a Franco Granone, uno dei maggiori antesignani nel nostro Paese dell’ipnosi.

“Da quando ho iniziato in un anno circa avrò ipnotizzato non più di 8 persone, sempre con il consenso orale del paziente e l’autorizzazione dei miei superiori”, spiega la Nonini, che ricorda quando, sul lettino operatorio della Sala ibrida di Niguarda, riuscì a ‘distrarre’ una 82 anni, sottoposta ad un intervento mininvasivo, come la sostituzione della valvola aortica. La dottoressa è infatti riuscita a farla progredire nel tempo quando, poco più che bimbetta, giocava con gli animaletti da fattoria nei prati. Certo, come dicevamo, c’è ancora molto da lavorare, e stilare percentuali rispetto a quanti possono sostenere l’ipnosi è ancora presto: “Gli studi sperimentali parlano di un 80% di soggetti propensi, e quindi di un 20% di ‘resistenti’. Ma proprio perché l’ipnosi non dipende dall’abilità dell’ipnologo, bensì dalla volontà e dalla fiducia” dell”ipnotizzando’, “a Torino ci sono esperti con percentuali di successo del 90-95%“.

Come funziona realmente l’ipnosi?

“Tendenzialmente noi usiamo le parole. Attraverso un colloquio preliminare con il paziente, cerchiamo di capire quale canale comunicativo percorrere per entrare meglio in empatia e in connessione con lui“. Ma, tiene ancora a precisare la Nonnini, “Esistono persone che per i motivi più vari non riesci a ‘catturare’ con l’induzione verbale. E in questi casi si può anche fare ricorso a movimenti o compiti particolari, tipo suggerire di contare da 100 a 1 aprendo gli occhi sui numeri pari e chiudendoli su quelli dispari”.
Nello specifico, la trance “è molto diversa dal sonno. Dal punto di vista fisiopatologico, attraverso esami di risonanza funzionale si è visto che le aree attivate nel sonno sono differenti da quelle sollecitate nell’ipnosi, e che queste ultime sono ancora diverse da quelle ‘accese’ dalla meditazione profonda. Inoltre, mentre spesso quando dormiamo non ci rendiamo conto di ciò che avviene attorno a noi, nell’ipnosi ciascuno può sviluppare diverse abilità, corrispondenti a differenti livelli di coscienza: dall’analgesia sfruttata in medicina, all’amnesia, fino alla rivisitazione impiegata in psicoterapia”. Ad ogni modo, racconta, i pazienti che l’hanno provata hanno sottolineato “la piacevolezza dell’esperienza vissuta: nella maggior parte dei casi l’ipnosi li porta in luoghi belli e di pace, a rivivere esperienze positive e serene“.

In quali casi è consigliabile ricorrere all’ipnosi?

“Le applicazioni sono molto varie – spiega ancora l’anestesista – si va da procedure che di solito richiedono una sedazione, come la gastroscopia, la colonscopia o la broncoscopia, a tecniche di elettrofisiologia o di cardiologia interventistica, quali le ablazioni nella fibrillazione atriale o appunto le sostituzioni valvolari mininvasive come nel caso della paziente dell’ultimo intervento eseguito a Niguarda. Un altro grande settore di utilizzo è l’odontoiatria, e un altro ancora la gestione delle medicazioni e delle balneazioni dei grandi ustionati. L’ipnosi è ovviamente molto utile quando si ha a che fare con pazienti allergici a certi farmaci, o che per le ragioni più svariate non possono essere sedati o anestetizzati, la si può indurre anche prima di un’anestesia generale – dice la specialista – e in più in generale in tutti i casi in cui il tipo di intervento lo consenta e si ritenga che la via dell’ipnosi sia più opportuna nel singolo caso specifico”. E per chi invece esercita l’ipnosi quale è la sensazione? “Quando inizi a ipnotizzare non sai mai dove arrivi…“.
Max

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Max Tamanti