Come “caldamente consigliato dai medici che lo seguono da anni, ad Andrea, per le sue patologie, è consigliato di trascorrere quanto più tempo possibile all’aria aperta, lontano dalla ‘costrizione’ delle mura domestiche, questo perché concorre ad evitargli l’improvvisa insorgenza delle crisi epilettiche. Ora però, con le disposizioni legate al contrasto dei contagi da coronavirus, la cooperativa fornita dal comune di Roma (che integrava l’assistenza privata per la mattina), e che da circa 30 anni segue Andrea supportandoci nel garantirgli quanto più tempo possibile fuori di casa, non può più garantirci l’ausilio pomeridiano”.
Grazie al nostro amico e collaboratore Alessandro Lisci, attivo fotoreporter della Capitale, siamo venuti a conoscenza della storia di Andrea, un giovane trasteverino, afflitto da epilessia e da altre patologie cognitivo-neurologiche.
Come ci ha raccontato il padre, il signor Riccardo Leggeri, “Andrea è anche seguito presso il Policlinico Tor Vergata da un un neurologo. Ora però – spiega l’uomo – a causa dell’emergezna da coronavirus, il servizio è stato interrotto. Un’interruzione che ci ha causato grossi problemi, soprattutto nella gestione del rapporto con Andrea, improvvisamente privato del fondamentale rapporto diretto, stabilito nel tempo con il suo neurologo”.
Ma, come premesso, a complicare decisamente la vita di Andrea, l’improvviso stop che l’ ASL Rm1 ha dovuto decretare nei confronti dell’assistenza pomeridiana ad Andrea. Come spiega Riccardo infatti, “per noi l’assistenza che la cooperativa del Comune di Roma ci garantiva da ben 30 anni, era a dir poco di vitale importanza. Un ausilio che trae ragion d’essere dopo la scrupolosa attenzione che indusse gli assistenti sociali a concordargli l’affiancamento (oltre l’assistenza ospedaliera specialistica), di un operatore dedicato alle sue esigenze”.
Quindi, come detto, l’avvento dell’epidemia e, di conseguenza, le giuste restrizioni, che di fatto hanno però creato notevoli problemi a chi, come appunto Andrea, per le condizioni psicofisiche in cui riversa, non può prescindere dall’assistenza sia domiciliare che ospedaliera.
Oltretutto, sempre perché i guai non sono mai parchi nel manifestarsi, a seguito di un banale incidente domestico, Andrea ha subito anche la frattura di un femore.
“Quindi – denuncia il signor Riccardo – se una delle giustificazioni dell’interruzione del servizio è quella legata all’insorgere dell’emergenza Covid-19 , l’altra ‘giustificazione’ che ci è stata fornita è la seguente: ‘gli operatori non possono effettuare servizio di accompagnamento all’esterno con persone che hanno problemi ortopedici, semmai lo possono garantire all’interno della propria dimora, ma nella misura in cui svolgono un semplice supporto da dama di compagnia’”. Dama di compagnia? Una giustificazione surreale, che se non fosse per l’impegno e l’amore che gli operatori della cooperativa impegnano nelle loro funzioni, per ragazzi in difficoltà come Andrea significherebbe la morte civile’.
Oltretutto, aggiunge ancora il povero genitore: “Faccio presente che mio figlio Andrea utilizza la carrozzina da circa venti anni e che la rottura del femore non ha minimamente modificato le sue abitudini di vita e di relazione con il prossimo…”
Alleghiamo il video del freelance di Alessandro Lisci che, avvertiamo,
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