A nulla sembrano servire le contestazioni, le condanne e le sanzioni che la comunità internazionale (Stati Uniti in testa), continuano ad esprimere nei confronti della Corea del nord, che prosegue invece come nulla fosse i suoi test balistici con lanci di missili a media-lunga gittata. E stamane nuovi lanci, due: con uno dei due missili balistici atterrato nelle acque territoriali del Giappone, a 250 km a ovest della penisola di Oga, nella prefettura di Akita, dopo aver sorvolato il mar del Giappone per circa 1.000 km. Il secondo invece, secondo il Comando Strategico degli Stati Uniti, che segue attentamente ogni mossa, è esploso subito dopo il decollo. L’agenzia sud coreana Yonhap, citando una fonte militare, ha indicato che i missili sono stati lanciati alle 7.50 ora locale dalla provincia di South Hwanghae. Si tratta di razzi medio raggio del tipo Rodong con una gittata di 1.300 km, consentendo eventualmente al razzo di raggiungere le coste nipponiche. Ed il primo ministro giapponese Shinzo Abe ancora una volta stuzzicato dalle attività militari dei nordcoreani – ha definito il lancio “un atto scandaloso e una grave minaccia per la sicurezza nazionale del nostro paese. E’ stata una chiara violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Abbiamo presentato una forte protesta con la Corea del Nord”. La condanna è stata doppiata dagli Usa che, attraverso le parole della portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Anna Richey-Allen, hanno fatto sapere: “Siamo pronti a rispondere a ulteriori provocazioni della Repubblica Popolare Democratica di Corea, come pure a difendere noi stessi e i nostri alleati da qualsiasi attacco”. Gli Stati Uniti, di concerto con la Corea del Sud, hanno approntato un sistema avanzato di difesa missilistica (THADD) a Seongju, per contrastare le minacce missilistiche del leader nordcoreano Kim Jong-un. Il moderno apparato dovrebbe entrare in funzione entro il 2017. Un provvedimento che la Corea del Nord non ha proprio digeirot e per il quale aveva avvertito che ci sarebbero state “azioni militari” di ritorsione.
M.