“Si devono rinnovare i contratti che sono gli unici strumenti con cui garantire la crescita dei consumi e attraverso questi il rilancio dell’economia e del Paese. Ma cè troppa poca attenzione da imprese e governo, il peggior datore di lavoro che ancora non ci ha convocato”. Ha le idee chiare Anna Maria Furlan, leader della Cisl, nel rilanciare la centralità del contratto nazionale cui spetta il recupero del potere d’acquisto dei salari e richiamando ” il governo al proprio dovere e alle proprie responsabilità le imprese”. Daltra parte, attualmente, nel Paese sono oltre 12 milioni i lavoratori pubblici e privati in attesa di una risposta oltre che di tutele e nuovo salario. E la triplice, Cgil Cisl e Uil, lancia lultimatum al governo: le mobilitazioni proseguiranno fino a settembre quando un nuovo attivo farà il punto dei tavoli aperti, chiusi e di quelli conclusi. Nel caso in cui, avvertono, la situazione proseguirà con questa condizione di stallo (e con la legge di stabilità lontana dalle necessità dei lavoratori), ecco una nuova ondata di scioperi unitari. Del resto sono tante le soluzioni da trovare: dal pubblico impiego che aspetta un contratto nuovo da 7 anni per finire ai metalmeccanici che da 8 mesi non riescono a venire fuori da un confronto con cui le imprese vorrebbero riscrivere il modello contrattuale. Come promette Susanna Camusso, della Cgil, “continueremo la mobilitazione per avere i rinnovi contrattuali perché nel Paese ci sono diseguaglianze che bisogna ridurre, non fare crescere”. Gli fa eco Carmelo Barbagallo, della Uil, che condivide le mobilitazioni come arma estrema per riaffermare “l’autorità salariale” dei contratti: “il nostro obiettivo è fare contratti ma senza risposte chiare e nette uno sciopero generale, a partire da Federmeccanica, se lo beccano. A settembre aggiunge poi – Decideremo unitariamente quando faremo il punto in vista della legge di stabilità. Una decisione però non condivisa dalla Cisl, che al momento, frena. Basta un appello come quello di oggi sui rinnovi o state pensando ad altro?, chiedono i giornalisti a Furlan: “basta assolutamente perché abbiamo già visto tante azioni di sciopero in questi mesi”, spiega elencando i motivi che rendono indispensabili i rinnovi: “il contratto serve a far funzionare il Paese; serve a far funzionare il mercato del lavoro e a produrre; serve ai diritti e alle tutele salariali; serve ad affermare un welfare complementare, serve alla formazione; soprattutto serve alla produttività”, dice. Produttività, appunto, da stimolare con la contrattazione aziendale “su cui però le aziende parlano tanto e la applicano poco” attaccando invece la contrattazione nazionale “che resta invece, la fonte primaria per far aumentare le retribuzioni, altro che salario minimo”, dice ancora. “Senza contratti il Paese non va da nessuna parte perchè sono questi i veri presupporti della crescita delle aziende con cui si tutela l’occupazione”, aggiunge. E se la posizione di Federmeccanica che blocca da 8 mesi la vertenza dei metalmeccanici resta “intransigente, inammissibile, oltranzista”, con Confindustria “almeno nei toni” è possibile intravedere “la possibilità di dialogo anche se da verificare nel merito” per ridisegnare un sistema di relazioni industriali”. Lo dirà comunque l’incontro del 29 giugno. Poi settembre e quel che ne conseguirà