Premesse le vite, sacre, di migliaia di civili innocenti, gli infiniti danni che la guerra sta inoltre creando a stabili ed abitazioni, industrie e sovrastrutture (dalle autostrade ai ponti), non escludono purtroppo nulla e nessuno.
Dunque ‘in tale ambito’, fra le tante notizie che continuano ad accavallarsi in questi mesi di sangue e violenza, non stupisce – ma dovrebbe, per capire la gravità della cosa – il fatto che purtroppo, fra le vittime di questo infame conflitto (oltre agli animai comuni da campagna), vi sono addirittura anche i delfini.
Come denuncia infatti oggi il ‘Guardian’, nel Mar Nero – sponda turca – si contano già decine di questi simpatici cetacei, morti dopo essersi arenati sulla costa. Un fatto che coincide esattamente con l’inizio della guerra, quando le numerose e potenti navi da guerra russe, hanno iniziato a transitare in lungo e in largo da queste parti.
I delfini, quando non imprigionati dalle reti da pesca illegali, un po’ impauriti dal rombo dei motori, e probabilmente ‘deviati’ dai sonar, hanno iniziato a puntare il tratto costiero compreso fra la Turchia e la Bulgaria, finendo per arenarsi mortalmente.
Come ha infatti riferito la Tudav (Fondazione turca di ricerca marittima), dall’inizio del conflitto sono stati già contati oltre 80 delfini morti.
Il presidente di ‘Tidav’ (altra agenzia turca a difesa della fauna marittima), Bayram Ozturk, ha accertato “Un aumento straordinario di morti di delfini comuni”. E’ vero, come dicevamo, che molti sono morti ‘correndo’ incontro alle reti illegali, ma una buona parte degli altri rappresentano invece “una domanda senza risposta, dato che non vi segni di ferite sulle carcasse”. L’opinione è che si tratti di “traumi acustici dovuti alle apparecchiature sonar, ma – spiega ancora Ozturk – vista la situazione, non abbiamo potuto verificare questa ipotesi, e né avviare azioni per la loro protezione”.
Anche Dimitar Popov, project manager bulgaro dell’organizzazione per la conservazione della natura Green Balkans, concorda. Ad esempio, per quel che riguarda le coste bulgare, son state registrate 50 focene, finte impigliate nelle reti da pesca, un fatto senza precedenti, oltretutto in questa stagione dell’anno. Come risaputo, le navi da guerra si servono dei sonar per localizzare la presenza di eventuali sottomarini avversari. Si tratta di apparecchi che finiscono per confondere e terrorizzare i cetacei i quali notoriamente, comunicano proprio attraverso gli ultrasuoni. Oltretutto, a peggiorare la situazione, anche la migrazione di alcune specie di uccelli che proprio qui, nelle paludi che occupano parte delle coste nord del mar Nero, nidificano e si riproducono.
Max