Da due anni a questa parte, a ragione, non passa giorno senza che si pari del Covid e di tutto ciò che ne consegue, sia in termini sanitari, che sociali.
Tuttavia, come abbiamo più volte ‘denunciato’, accanto a quanti vittime di questo maledetto virus, esiste un esercito ‘silente’ altrettanto ‘condannato’ a dover fare i conti con serie prestazioni sanitarie, in parte – quando non in ‘toto’ – ‘penalizzato’ proprio dalla totale attenzione riservata ai contagiato dal coronavirus: quello dei malati oncologici.
L’Irccs: “Il calo degli screening per effetto del Covid non potrà non determinare un aumento di mortalità per tumori”
C’è infatti da impallidire ad ascoltare quanto affermato stamane dal direttore di Oncologia medica all’Irccs Regina Elena di Roma, Francesco Cognetti il quale, intervenendo al convegno su ‘ll punto sulla vaccinazione e la ripresa delle cure cardiovascolari e oncologiche’, ha rimarcato che “Per quel che riguarda il versante oncologico, il calo degli screening per effetto del Covid non potrà non determinare nei prossimi mesi un aumento di mortalità per tumori”.
L’Irccs: “Solo i dati dell’Osservatorio nazionale screening per il 2020 sono veramente catastrofici”
Nello specifico ha spiegato Cognetti, ”Ancora non abbiamo dati per quel che riguarda il 2021, abbiamo solo dati dell’Osservatorio nazionale screening per il 2020 e sono veramente catastrofici”.
L’Irccs: “In pandemia solo una parte degli interventi sono stati effettuati in emergenza o urgenza estrema”
Oltretutto, ha aggiunto il direttore di Oncologia medica all’Irccs Regina Elena di Roma, “In pandemia sicuramente c’è stato un ritardo importante per molti interventi chirurgici. Solamente una parte degli interventi sono stati effettuati in emergenza o urgenza estrema. Ma la maggior parte fanno parte degli interventi di chirurgia elettiva e questi naturalmente hanno subito dei ritardi con un aumento della quota parte di tumori diagnosticati tardivamente”.
L’Irccs: “Avevamo raggiunto livelli e risultati di sopravvivenza a 5 anni, e anche di guarigione tra i più alti in Ue”
Dunque, ha tenuto a sottolineare Cognetti, “Più precoce e incisivo è l’intervento, maggiori sono le possibilità di ridurre questi danni e di impattare meno sulla mortalità. Noi avevamo raggiunto livelli e risultati di sopravvivenza a 5 anni e anche di guarigione tra i più alti in Europa, purtroppo ha poi concluso – registriamo questa battuta d’arresto di cui non riusciamo nemmeno a valutare l’entità“.
Max