I produttori di latte rischiano “il collasso”, la situazione è davvero “grave, insostenibile” per il settore, ed è dovuta in parte all’aumento delle materie prime ma soprattutto alle remunerazioni troppo basse, sotto ai 40 centesimi, pagate dalle industrie lattiero casearie. A lanciare l’allarme è Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, parlando con l’Adnkronos.
“E’ veritiero che l’aumento dovuto al rialzo del costo della materia prima oscilla tra i 4 e i 5 centesimi al litro ma oltre a questo ci sono una serie di industrie che in modo ingiustificato e inspiegabile – rimarca Prandini – stanno pagando il latte meno di quanto lo pagavano nel 2020. Addirittura con un prezzo che oscilla intorno ai 36 centesimi”.
E’ chiaro che l’imprenditore agricolo è “in netta perdita” e quindi o “riusciamo ad arginare tutto questo e a creare le condizioni per le quali, in tempi brevi, già da ottobre, si riesce ad aumentare la remunerazione e si crea il presupposto per continuare così nel 2022 oppure il rischio è che tante stalle andranno in difficoltà” ed estrema ratio “potrebbero chiudere”. Prandini tuttavia, guarda con ottimismo alla convocazione del tavolo del 30 settembre da parte del ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, sollecitata dallo stesso presidente della Coldiretti al ministro nei giorni scorsi.
“In questo momento penso non ci sia la necessità di arrivare a uno scontro frontale tra i vari soggetti della filiera, ma serve, mai come in questo momento, senso di responsabilità”, sottolinea il presidente di Coldiretti. “Serve consapevolezza nel fare uno sforzo, guardando a una prospettiva futura per fare accordi più lunghi, visto che oggi in Italia, si fanno generalmente di 3 mesi in 3 mesi perché si cerca di speculare sull’andamento del mercato ma così si costruisce poco…”.
I prezzi del latte così bassi si riscontrano un po’ ovunque, da nord a sud ma il problema è sentito soprattutto nel Settentrione visto che il 60-70% della produzione è al nord (solo in Lombardia il 50%). Unica eccezione sui prezzi del latte più remunerativi riguarda quelli che vengono conferiti per la trasformazione di formaggi Dop come il Grana Padano, intorno ai 45 cent al litro, e del Parmigiano Reggiano 75 centesimi ma anche qui se si guarda ad altre Dop come il Gorgonzola o il Provolone, “la remunerazione non è soddisfacente rispetto al prodotto posto in vendita” sottolinea Prandini.
Quanto ai costi dei mangimi “l’aumento riguarda soprattutto mais e soia che incidono di più ma anche per la fienagione quest’anno, con l’andamento climatico siccitoso e con le zone più vocate per la produzione che hanno prodotto meno rispetto all’anno scorso, si prevedono “criticità”. Prandini comunque spera che i tavoli regionali sul latte che si stanno aprendo in questi giorni in Puglia e in Lombardia possano essere dei “facilitatori del tavolo nazionale” del 30 settembre.