ALLA SCOPERTA DELLA SCATOLA NERA, LA CHIAVE DI VOLTA DEGLI INCIDENTI AEREI di Simone Lorusso

Cosa è successo al volo 9525 Germanwings che andava Barcellona a Dusseldorf? Un grande aiuto in questo senso potrebbe essere dato dal ritrovamento della seconda scatola nera presente a bordo e dall’analisi della prima, già rintracciata. Infatti proprio la scatola nera, il dispositivo che contiene tutti i dati di un volo, ci spiega la soluzione di ben nove incidenti su dieci. In realtà questi dispositivi elettronici hanno ben poco di fedele al nome. Il colore, innanzitutto, non è nero bensì arancione-giallo catarifrangente, così da facilitare un suo ritrovamento. Il nome probabilmente deriva dai primi prototipi di colore scuro realizzati dal chimico australiano David Warren (1925-2010) per evitare altri incidenti senza spiegazione come quello che portò alla morte di suo padre nel 1934. Tuttavia, secondo altri, il nome potrebbe rifarsi filosoficamente  e scientificamente ad un sistema che contiene dati inaccessibili ad un’osservazione esterna, come per esempio il cervello umano. Anche il termine scatola, se con scatola intendiamo un oggetto rettangolare, non è molto fedele alla forma originale del dispositivo. Generalmente quelle degli aerei sono composte da una base di metallo ancorata ad un parallelepipedo, contenente l’alimentazione del sistema, e un cilindro, dentro al quale si trovano i componenti per la registrazione delle informazioni a bordo. La grande qualità di queste scatole nere è il rivestimento in acciaio o in titanio che le rendono in grado di sopportare impatti fino a 3400 G e resistere a temperature di almeno 1000 gradi celsius, oltre che a profondità di 6000 metri. La scatola, inoltre, emette un segnale radio costante così da facilitarne il ritrovamento, utili in casi di condizioni estreme come quelle dei rottami dell’Airbus A320, disseminati su oltre due ettari di terreno impervio a oltre 2000 metri di altezza. Ogni unità pesa dai 5 agli 8 kg e ha un costo che va dai trenta ai centocinquantamila euro. La prima, come detto, è stata ritrovata quasi subito e si tratta del cockpit voice recorder (CVR), la scatola contenente le registrazioni dei suoni della cabina di pilotaggio, incluse le conversazioni dei piloti e altri rumori ambientali. Il CVR registra tutto ciò che è udibile nelle ultime due ore e si sovrascrive in continuazione autonomamente continuando a registrare. Quella mancante, invece, è il flight data recoder (FDR) di cui è stato recuperato solo l’involucro ma non la carta magnetica, rendendo pessimistiche le previsioni di ritrovare intatta la memoria interna. Il compito dell’FDR è quello di registrare fino a 300 parametri di volo relativi alle ultime 25 ore di funzionamento, tra cui velocità, quota, accelerazioni e posizioni dei comandi. Di solito è posizionato nella parte posteriore della fusoliera, così da proteggerlo al meglio, mentre il CVR nella parte anteriore anche se nei velivoli più recenti si trova anch’esso vicino la coda.