Alessandro D’Orazi, da San Basilio ad Itaca in 12 canzoni

    “Itaca è l’Isola mitica, metafora di felicita’, desideri e speranze. Il viaggio per raggiungerla può esser paragonato alla Vita di ognuno di noi, come in un’avventura epica capita che le disillusioni, le storie e le occasioni mancate troppe volte ci allontanano dal suo approdo.”
    Per anni, con umiltà ed impegno ha impegnato le sue straordinarie doti musicali in un progetto di ‘divulgazione’ che lo ha proiettato alla ribalta della scena live underground. Con i ‘CiaoRino’, band da lui formata, ha girato in lungo e largo il Paese per promuovere la produzione del grande Rino Gaetano, rivestendolo a volte con arrangiamenti personali. 
    Un’esperienza forte e formativa (hanno fatto oltre 600 concerti), alla quale Alessandro D’Orazi ha lentamente alternato anche una sua produzione musicale. 
    Dotato di una straordinaria e colta vena ironica (Gaetano docet), Alessandro ha lavorato molto anche nel suo quartiere, San Basilio, area periferica capitolina, alla cui fama criminale sedimentata nel tempo, fortunatamente fanno da contraltare le tante persone perbene che la popolano e, ultimamente, molte, felici realtà musicali (da Fabrizio Moro ad Ultimo, passando per Mannarino e Rancore, tanti per citarne alcuni). 
    Qui, in quello che lui stesso definisce un territorio “ai margini”, D’Orazi ha contribuito a molte iniziative volte ad una rivalorizzazione culturale. Non ultima, una scuola di musica popolare, tirata su con l’amico collega Edoardo Vianello.
    A San Basilio, e più in generale in una città completamente da resettare, Alessandro osserva ed attinge volti, tic, storie ed umori, con i quali va poi a disegnare un suo mosaico di esperienze, che poi divengono canzoni.
    E non a caso ‘Itaca’ è l’agognato approdo sul quale si snoda l’Odissea vissuta dal suo protagonista, è ed quindi anche la migliore allegoria per trasporre tutte quelle vite che Alessandro raccoglie in un affollato e colorato concept album (12 brani).
    Fin dalla copertina, bellissima, dove a ciascuna canzone è affiancato un disegno (della bravissima illustratrice Miram Piro), il disco spiega l’artigianalità, il grande lavoro di ‘costruzione’ che racchiude. Non a caso Alessandro afferma di averci lavorato per circa 6 anni, prendendosi tutto il tempo necessario per soddisfare ciò che aveva in mente. Ed ascoltandolo le premesse vengono mantenute. 
    Oltre la grande cura degli arrangiamenti, con le partiture eseguite in maniera impeccabile (finalmente il rullante suona come deve), sono i suoni, grazie all’attento missaggio. a restituire all’ascoltatore più esigente le atmosfere ed il sound ‘vinilico’ che, guarda caso, ricorda moltissimo la produzione ’70 dell’allora Rca, ad un passo da dove viveva Alessandro. Per chi ha memoria storica in fatto di musica e cantautori, tra le righe riecheggiano tracce di una cultura musicale oggi rarissima. In termini musicali (inteso come ‘groove’ acustico), è come se ci ponessimo di fronte ad un variegato acquario, popolato da diverse specie di pesci, rari e coloratissimi: all’improvviso vedremmo guizzare velocemente davanti ai nostri occhi le argute ballad di Stefano Rosso, il disincanto di Rino gaetano, l’indolenza di Graziani, il primo Baglioni più ironico (‘Romano male malissimo), o le colte ‘salse’ di Caputo. La penna di Alessandro annota, corregge, lima e sottolinea, così che il vissuto collettivo possa infine essere metabolizzato anche individualmente, perché poi alla fine è anche vero che ‘siamo tutti come noi’. 
    In definitiva è una ‘felice’ complessità questo ‘Itaca’ (prodotto da Dale Records), un disco concepito e suonato secondo passaggi qualitativamente oggi inimmaginabili, e che – nell’accezione migliore del suo significato – potremmo definire un ‘sunto generazionale’. Ed è proprio questa a nostro avviso la vera novità: la possibilità per un artista di poter lavorare senza tempi o, peggio, senza imposizioni stilistiche dettate dalle preferenze del mercato. Forse perché oggi, come canta D’Orazi, probabilmente anche il sistema discografica è fagocitato da una sorta di ‘Buco nero’, che non consente pause od eccezioni.
    Dunque, un lavoro interessante ed a tratti introspettivo, che D’Orazi si appresta a proporre dal vivo in anteprima il 30 aprile nella Sala intitolata a Gianni Borgna dell’Auditorium Parco della Musica di Roma.
    Anche in questa occasione il musicista (suonerà banjo chitarra), canterà e narrerà i suoi racconti, affiancato dalla sua omrai rodata band, composta da Pino Iodice (chitarre), Primiano Di Biase (pianoforte e fisarmonica), Alessandro Sanna (basso), Simone Federicuccio Talone (percussioni e batteria), Lucrezio De Seta (batteria) e Dedo (fiati).
    L’evento si avvale anche di una ‘special guest’ ovvero, il grande Edoardo Vianello, con il quale Alessandro – come spiegato prima – ha fondato una scuola di musica (‘Sotto i raggi del sol’), alla Torraccia, quartiere limitrofo a San Basilio. 
    Da non perdere…
    Max