Seppur segnando diversi incidenti (come vedremo, alcuni anche di rilievo), stamane è l’evacuazione dei civili nella zona est di Aleppo. Come ha riportato la tv statale siriana, sotto la supervisione del Comitato internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna rossa siriana, diversi autobus del governo di Damasco sono entrati nella martoriata città per portare via le persone rimaste intrappolate in condizioni sempre più disperate, al gelo e senza cibo. Attualmente ad Aleppo est, risiedono ancora circa 40mila civili e tra 1.500 e 5.000 combattenti con le loro famiglie. Tra i civili evacuati c’è anche Bana al-Abed, la bambina di 7 anni che su Twitter aveva raccontato gli orrori della guerra in Siria, dalle zone orientali di Aleppo.Come ha riferito l’Osservatorio siriano per i diritti umani, almeno 126 autobus dovrebbero evacuare in giornata circa 4 mila persone, trasferendole a Fua e Kefraya, nella provincia nordoccidentale sciita di Idlib, dove sarebbero presenti già circa ventimila persone, tra cui settemila minori. Ma a quanto pare le operazioni sono si sono svolte in un clima troppo amicale: nei pressi di Foua, un commando composto dai militanti membri del gruppo terrorista Fath al-Sha (espressione di siriana di al-Qaeda), avrebbe attaccato un convoglio, bruciando sei bus del convoglio incaricato di evacuare i residenti di due villaggi sciiti. Dal canto suo Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, raggiunto dal settimanale Bild am Sonntag ha giustificato la decisione dell’Alleanza di non intervenire militarmente nel conflitto: “Stiamo vivendo una terribile catastrofe umanitaria in Siria. Tuttavia, a volte il prezzo dell’uso dei mezzi militari si rivela inferiore alla loro utilità”, ha detto, aggiungendo che “c’è il rischio che si trasformi nel più grande conflitto nella regione o che altri innocenti muoiano. Se avessimo reagito ad ogni problema, ad ogni catastrofe umanitaria con i mezzi militari, saremmo stati in un mondo pieno di guerre e sofferenze. Sulla Siria ha aggiunto Stoltenberg – i membri dell’Alleanza Atlantica hanno deciso che l’uso delle forze armate può rendere più terribile una situazione già terrificante”. Nel frattempo, raggiunto l’accordo al termine di tre ore di consultazioni a porte chiuse nella tarda giornata di ieri, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si prepara alle 9 locali, le 15 in Italia, a votare il testo di una risoluzione che prevede il dispiegamento di osservatori delle Nazioni Unite ad Aleppo est per garantire le operazioni di evacuazione della popolazione e l’accesso di aiuti umanitari. Prima delle consultazioni l’ambasciatore russo Vitaly Churkin aveva riferito che Mosca non avrebbe accettato una bozza di risoluzione francese a meno che non fossero introdotte modifiche, ed aveva presentato un altro testo. Alla fine lo stesso Churkin ha parlato della messa a punto di un “buon testo”. Nel frattempo però, forze anche per tentare di sviare le attenzioni dalla Siria, il sedicente Stato Islamico è tornato a colpire anche in altri paesi, con attacchi sanguinari. Stamane lIs ha infatti rivendicato l’attentato kamikaze avvenuto vicino Aden (“Abbiamo ucciso 70 apostati”, scrivono in un comunicato), nello Yemen, in cui sono rimasti uccisi 49 militari delle forze governative, e una cinquantina sono rimasti feriti, mentre erano radunati in attesa di ricevere lo stipendio. Fonti dell’intelligence ha riferito che l’attentatore suicida, che indossava una cintura esplosiva, si è fatto saltare in aria tra una gruppo di soldati governativi che attendevano di ricevere lo stipendio, vicino alla caserma Nasser Anbouri, nel quartiere KhorMaksar di Aden. Questultimo, come dicevamo, è solo l’ultimo dei numerosi attentati nel paese, insanguinato da un lungo conflitto tra il governo e i ribelli Houthi, di cui hanno approffitato gruppi terroristici come Isis e al Qaida per rafforzare la propria presenza. Poco più di una settimana fa in un altro attentato suicida, rivendicato dall’Isis, sono stati uccisi 48 militari, anche loro mentre erano radunati e in fila in attesa dello stipendio. Negli ultimi mesi si sono intensificati gli attacchi che hanno come obiettivo le forze di sicurezza. Senza contare poi lattentato di ieri in Giordania, dove oltre 10 perone sono state uccise (tra di loro anche una turista canadese), a seguito di un attacco terroristico avvenuto a Karak, dove un gruppo di uomini armati ha attaccato alcune pattuglie di polizia, per poi asserragliarsi con degli ostaggi allinterno del celebre castello crociato della città.