(Adnkronos) – Quanto è diffuso il consumo di alcol fra i giovanissimi in Italia? Il tema è sotto i riflettori in questi giorni, sull’onda del dibattito scatenato in relazione agli ultimi fatti di cronaca, episodi di violenza che hanno coinvolto adolescenti e nelle cui ricostruzioni è entrato in gioco anche il fattore alcol. A scattare una fotografia periodica del rapporto dei giovani con l’alcol è l’Ona (Osservatorio nazionale alcol) dell’Istituto superiore di sanità. E secondo gli ultimi dati disponibili, diffusi nel rapporto 2023, circa 1 milione e 370 mila ragazzi di età compresa tra 11 e 25 anni ha bevuto alcolici secondo modalità a rischio per la salute nel 2021. In questa fascia d’età, che include da adolescenti poco più che bambini a giovani adulti, il 18,6% dei maschi e il 12,8% delle femmine sono consumatori a rischio, “con frequenze in diminuzione, ma ben lontane per i minori dal valore atteso di zero”, rilevano gli esperti.
Sono 620mila i minori – cioè il 16,5% dei maschi e il 14,2% delle femmine tra 11 e 17 anni – che risultano aver bevuto alcolici e rientrano tra i “consumatori a rischio che avrebbero richiesto e richiedono un’identificazione e un intervento di counseling motivazionale, rivolto all’incremento della consapevolezza del rischio e dei danni causati dall’alcol”.
E poi c’è il binge drinking, l’abbuffata alcolica, pratica che nell’anno considerato ha interessato l’11,4% dei maschi e il 6,4% delle femmine di 11-25 anni. Tra gli under 18 ha sperimentato il binge drinking il 2,3% dei maschi e l’1,8% delle femmine. Tra i 18-20enni, il 72,3% dei maschi e il 62,2% delle femmine consuma bevande alcoliche, 300.000 bevono secondo modalità a rischio, 279.000 si ubriacano. Tra i 21-25enni circa 450.000 sono consumatori a rischio, il 19,9% dei maschi e il 10,9% delle femmine, 424.000 quelli che si ubriacano. Numeri che portano gli esperti a ribadire l’urgenza di “una strategia nazionale dedicata ai giovani che miri agli obiettivi della Risoluzione del Parlamento europeo per un strategia alcol zero e a quelli dell’Oms”, Organizzazione mondiale della sanità, “che da anni ha identificato il contesto e il target giovanile come alcohol-free”.