(Adnkronos) –
Vaccinare direttamente nei reparti e negli ambulatori i pazienti immunodepressi a rischio di Herpes Zoster. Per la prima volta è da oggi possibile nel Lazio grazie a un virtuoso esempio di collaborazione territorio-ospedale realizzato tra la Asl Roma 1 e la Fondazione Policlinico Gemelli. Obiettivo: offrire gratuitamente la vaccinazione anti varicella zoster ai pazienti più fragili, che si trovino già in ospedale – nei reparti, in day-hospital o negli ambulatori – per altri motivi.
Per questo progetto la Asl Roma1 ha messo a disposizione gratuitamente del Gemelli una prima fornitura di 200 vaccini anti-zoster, mentre i medici di varie unità operative del policlinico provvederanno a vaccinare direttamente i loro assistiti. Questo modello di interazione ospedale-territorio è in assoluto il primo implementato nel Lazio.
“Si tratta di un modello organizzativo di vaccinazione virtuale o ‘diffuso’ -spiega Patrizia Laurenti, coideatrice del progetto, direttore Uoc di Igiene Ospedaliera della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, e professore associato di Igiene all’Università Cattolica – La vaccinazione cioè non viene effettuata in un hub vaccinale, ma direttamente in reparto o in Dh, dove il medico vaccina i pazienti in occasione del loro accesso in ospedale per vari motivi di salute; tutto, sotto la supervisione organizzativa di noi igienisti. È un progetto pilota, ‘apripista’, che ha coinvolto i clinici più sensibili al tema delle vaccinazioni (infettivologi, ematologi, nefrologi, trapiantologi, reumatologi, geriatri) e che nasce dalla volontà di proteggere i più fragili, valorizzando al contempo la collaborazione tra il territorio, in particolare tra la Asl Roma1 e la Fondazione Policlinico Gemelli”.
L’herpes zoster, o ‘fuoco di Sant’Antonio’, colpisce circa 157 mila italiani ogni anno. La malattia si sviluppa a seguito della riattivazione del virus varicella-zoster (Vzv) che, dopo un episodio di varicella, rimane nascosto a vita nei gangli paravertebrali. Questo virus ‘dormiente’ si può riattivare in soggetti predisposti, a seguito di un forte stress o di una condizione di immunodepressione legata all’età, ad altre malattie o a terapie. La malattia si manifesta con una dolorosa eruzione cutanea, una ‘striscia’ di vescicole, simili a quella della varicella, che compare a livello di una sola metà del corpo, più spesso, una parte del torace o dell’addome), accompagnata da dolore urente. Le complicanze più temibili sono la cheratite erpetica (il danneggiamento della cornea, fino alla cecità, in caso di zoster oculare), l’encefalite e la nevralgia post-erpetica, un dolore bruciante persistente, che compromette pesantemente la qualità della vita e può durare da qualche mese a tutta la vita. La vaccinazione è in grado di prevenire tutto questo.
Per questo progetto verrà utilizzato il nuovo vaccino anti-varicella zoster (Vzv) di tipo ricombinante adiuvato. Questa formulazione, a differenza del precedente vaccino anti-VZV, di tipo vivo attenuato e contenente un alto titolo di virus varicella-zoster, è adatta anche a pazienti immunodepressi (contiene un antigene del virus, una proteina strutturale di superficie e non il virus stesso); il suo sistema adiuvante, inoltre, lo rende più efficace anche in caso di immunosenescenza, cioè di declino dell’immunità cellulo-mediata, spesso associato all’età. La durata della protezione conferita da questo vaccino è di almeno sette anni. Può essere somministrato anche in chi ha già avuto un episodio di zoster e in associazione ad altre vaccinazioni. Se ne somministrano due dosi a distanza di due mesi-1 anno una dall’altra.
“Lo scorso novembre – afferma Antonietta Spadea, coideatrice del progetto e direttore Uoc Vaccinazioni Asl Roma 1 – la Regione Lazio ha acquistato 20.000 dosi di vaccino, invitando tutte le Asl a prendere contatti con le strutture ospedaliere e i centri specialistici, per proteggere i pazienti over-18 con immunodepressione primaria o acquisita. La Asl Roma1 ha richiesto subito i vaccini e lavorato per stipulare convenzioni con gli ospedali presenti sul proprio territorio, il primo dei quali è stato il Policlinico Gemelli. Questo vaccino – conclude Spadea – non utilizza virus vivi; se ne possono avvantaggiare dunque soprattutto i pazienti immunocompromessi. È un vaccino altamente costo-efficace”.