Nel Paese (l’Italia) della ’tragica fatalità’, dove tutto sembra puntualmente capitare senza preavviso, in realtà la prevenzione è di gran lunga surclassata direttamente dalla cura. Diciamo che buona parte di ciò che di disastroso accade è in gran parte da attribuire alla poca sensibilità dei nostri istitutori, spesso – a loro dire – oberati con situazioni sempre più importanti ancora. Fatto sta che, tanto per dirne una, che dalle rilevazioni effettuate dall’Autorità di Bacino (ora Autorità di Bacino Distrettuali) nei Piani di Assetto Idrogeologico (Pai), dei circa 16mila chilometri dei quali si compone la rete ferroviaria italiana, almeno circa 2mila ’solcano’ , si legge, “in aree sensibili a fenomeni di dissesto idrogeologico”. In poche parole, che piaccia o meno, la disgrazia è costantemente dietro l’angolo. A tal proposito, Ispra e Rete Ferroviaria Italiana hanno firmato proprio stamane un accordo che, attraverso due fasi di intervento, nell’arco dei prossimi 6 anni, si prefigge così di migliorare e aggiornare il quadro conoscitivo relativo alle frane, e sulle aree a rischio della rete ferroviaria. Nei primi 30 mesi del piano di intervento, saranno monitorate tre differenti ’tratte campione’ interessate dal rischio frana, per una lunghezza complessiva di 1.169 km. Sono l’Adriatica, da Termoli a Falconara, e da Falconara a Terni: poi quella del settore tirrenico della costa ligure (dal confine Italo-Francese a Sarzana e da Genova a Tortona, fino al confine interno della Liguria); e, infine, in Sicilia, sulla tratta da Palermo a Messina, e da Messina a Catania.
M.